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Ius soli sportivo, alla Camera un piccolo passo in avanti

di Roberto Brambilla

Un piccolo passo. Ma ancora una lunga strada da percorrere. La Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza il disegno di legge sullo ius soli sportivo. Un progetto che dovrà ora “passare” al Senato e che se completerà il suo iter consentirà alle società sportive, affiliate alla federazioni riconosciute dal CONI , a quelle associate e agli enti di promozione sportiva (Uisp, CSI, Acli), di tesserare “i minori di anni diciotto che non sono cittadini italiani e che risultano regolarmente residenti nel territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno di età”.

Un provvedimento che metterebbe fine alle difficoltà che incontrano molti ragazzi nati o cresciuti in Italia ma figli di immigrati.Ragazzi e ragazze che di italiano hanno tutto, tranne il passaporto e che per le norme delle singole federazioni (soprattutto riguardo al numero di documenti da presentare) e nonostante le sempre maggiori aperture da parte di molti enti, in molti casi non riescono a essere tesserati, perdendo così la possibilità di fare sport e di stare insieme ai propri coetanei.

Una nuova disciplina, quello dello ius soli sportivo, che qualche Federazione ha già adottato (la Federpugilato, quella di hockey prato e di atletica leggera) ma che risolve solo in parte il problema. E non solo dal punto di vista sportivo. I ragazzi potrebbero giocare e competere con i propri coetanei ma non indossare la maglia azzurra. Una convocazione in Nazionale che può arrivare solo quando l’atleta ha ottenuto la cittadinanza italiana. Quella vera. Che con la legge vigente può arrivare alla maggiore età o prima, ma solo nel caso in cui i genitori dei ragazzi diventino italiani e trasmettano la cittadinanza ai figli. E qui di strada da fare ce n’è ancora parecchia.


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