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Daniel, l’orgoglio d’Africa al Tour

di Roberto Brambilla

I corridori della MTN-Qhubeka la storia del Tour del France l’avevano già scritta tutti insieme sabato scorso a Utrecht, quando avevano preso il via nella 102sima edizione della Grande Boucle. Sulle strade della città olandese, famosa per aver dato i natali a Marco Van Basten i nove guidati dall’ammiraglia dal tedesco Jens Zemke sono diventati la prima squadra con licenza africana a prendere parte al Tour grazie a una wild card concessa dall’organizzazione. Poco meno di una settimana dopo, nella sesta tappe della Grande Boucle tra Abbeville e Le Havre, la MTN-Qhubeka, di capitolo ne ha scritto un altro e di quelli storici. Un suo corridore, l’eritreo Daniel Teklehaimanot ha conquistato, dopo essere stato in fuga per 170 km, la maglia a pois, quella che premia il miglior scalatore del Tour de France, diventando il primo nero africano a indossare il simbolo dei grimpeur. Una storia particolare, quella di Daniel, che corre insieme a tre sudafricani, uno statunitense, un norvegese e un altro eritreo Merhawi Kudus che tra i 198 partenti del Tour e’ il più giovane con i suoi 21 anni.

Nato a Derbawa, a sud della capitale Asmara nel 1988, ha sedici tra fratelli e sorelle e ha cominciato ad andare in bicicletta da bambino, per muoversi e non per vincere le gare. Cresciuto nel Centro Mondiale del Ciclismo organizzato dall’UCI ad Aigle in Svizzera, nel 2007 vince la sua prima gara nella sesta tappa del suo Giro d’Eritrea. Nel 2008 diventa campione nazionale su strada e nel 2009 corre il Tour de l’Avenir il Giro di Francia riservato agli under 23, ripetendo la partecipazione nel 2010 quando vince anche il giro del Ruanda. La vera svolta però arriva nel 2012, quando dopo aver fatto molto bene nei campionati africani viene chiamato da professionista dellla Orica Green Edge, compagine australiana che partecipa al World Tour. Nello stesso anno Teklehaimanot diventa il primo eritreo a gareggiare ai Giochi Olimpici in una disciplina diversa dall’atletica portando a termine a settembre anche la Vuelta a Espana, primo nero africano a farlo. Sempre nella Penisola Iberica vince la sua prima gara da professionista in Europa e nel 2014 passa alla sua attuale squadra. Con la MTN-Qhubeka si segnala per le sue doti di gregario e da scalatore, grazie al quale nel giugno 2015 si aggiudica la classifica dei grimpeur al Giro del Delfinato.

Una prestazione che gli e’ valsa la chiamata al Tour arrivata all’ultimo momento. Dove già alla fine della settimana sulla costa della Normandia si e’ regalato un sogno. Sperando che la sua maglia a pois aiuta anche Qhubeka ( nella lingua batu “andare avanti”), il progetto finanziato tra gli altri da aziende come Samsung e portato avanti da World Bicycle Relief, quest’ultima una organizzazione no-profit che vuole migliorare salute, educazione e opportunità economiche fornendo mezzi di trasporto semplici e sostenibili, come le biciclette. 220Mila distribuite dal 2005 in cambio di svillupo, lavoro per la comunità e risultati scolastici. Due ruote per cambiare la vita, come recita il motto scritto sulle magliette che l’organizzazione sta vendendo per finanziare la campagna omonima.


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