Perché geografiesociali

di Marco Percoco

Tra qualche giorno mi trasferirò a Londra per qualche mese per un periodo di lavoro sabbatico (uno dei privilegi che riserva il lavoro accademico). I sentimenti che ho dentro sono ovviamente diversi. Da un lato la curiosità e l’entusiasmo di vivere in un’altra realtà; dall’altra la tristezza di dover vivere lontano dagli affetti. In poche parole: mi mancherà casa!

I luoghi sono infatti importanti, non tanto o non solo come ambiente costruito, ma anche e soprattutto in quanto contenitori delle nostre relazioni sociali, dei nostri affetti. Vivere lontano da un luogo significa privarsi dei o almeno rarefare i contatti che abbiamo con le persone che lì risiedono. Ma i luoghi sono importanti anche in negativo. Vivere in una città fortemente inquinata o in un quartiere malfamato o essere nato in una zona malarica influenza pesantemente la nostra vita e le notre possibilità di realizzazione personale.

Queste considerazioni sono ovvie per ciascuno di noi. Non lo sono per l’economia. O, meglio, non lo sono per le teorie che propugnano il libero mercato (cosa giusta in sè, intendiamoci) e l’assenza dlelo stato come moderne panacee per i mali dei nostri sistemi economici. Stai male in un luogo? Spostati! Trovata la soluzione. E poco importa se emigrare mi rende infelice o se i genitori di un bimbo non possono permettersi di trasferirsi in un quartiere con una scuola migliore. In questa visione dei fenomeni economici non c’è spazio per lo spazio, per i luoghi ed ultimamente per un essere umano che non sia semplicemente portatore di “capitale umano”.

In geografiesociali scriverò di luoghi, nel bene e nel male, magari in maniera provocatoria, e di come questi abbiano un’enorme rilevanza anche economica e non solo estetica.


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