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Città: quando la qualità fa sviluppo

di Marco Percoco

Alla fine mi sono trasferito a Londra e nei pochi giorni in cui l’ho frequentata, me ne sono innamorato. Ho pensato: a parte il costo della vita, è una città in cui vivere!

Dopo pochissimi giorni, però, mi hanno rubato cellulare e computer con gran parte del lavoro svolto. Non è accaduto per strada, ma nel mio ufficio presso la London School of Economics, uno dei luoghi ove le élites mondiali studiano e si formano. Ed ho pensato: è il costo da sostenere per vivere in una metropoli globale, ove, nonostante tutto, la qualità della vita è molto alta. La qualità dei servizi, delle scuole, la multietnicità, la qualità delle istituzioni, dell’ambiente di lavoro. E’ questo il vantaggio competitivo di Londra, che continua ad essere vincente, a produrre e ad attrarre talenti perché ha deciso da decenni di far presa sulla qualità della vita.

Le città italiane sono molto indietro su questo, anche se qualcuna sta facendo qualcosa in proposito. Parto da un paio di esperienze personali con politiche per il turismo per qualche considerazione generale.

Venerdì scorso ho presentato a Matera, nell’ambito di Materadio 2013 di Radio 3, il mio libro “Il tocco della grazia. Pensieri, analisi e proposte per la Basilicata” (edito da Osanna). Ho frequentato Matera molto intensamente negli ultimi due anni, grazie ad una serie di inviti ad eventi pubblici di amici e ad un importante progetto voluto dall’allora ministro Barca. E’ una città che amo e che ospita parte della mia famiglia. Ebbene, Matera si candida a Capitale Europea della Cultura per il 2019. Un traguardo importante, cui tutta la popolazione tende. Ma è un progetto ambizioso sotto diversi aspetti, non solo turistici. Ormai, la Città dei Sassi, Patrimonio UNESCO dell’umanità, è entrata da diversi anni a far parte dei circuiti turistici di medio-alto livello ed ha sviluppato una capacità ricettiva di altissima qualità. Il gagliardetto di “Capitale Europea della Cultura” servirebbe certamente ad incrementare i flussi turistici e ad aumentare il fatturato del meta-settore relativo (il turismo in sé, non è un settore). Ma Matera guarda oltre, intende sfruttare l’occasione per fare cultura d’alto livello, uno dei maggiori attrattori di capitale umano (e la Basilicata ne ha enorme bisogno, visto che esporta tale bene prezioso!), per rendersi attraente nei confronti di talenti che potrebbero decidere di eleggere la città lucana a propria residenza, portandovi il proprio bagaglio di conoscenza e competenze.

Da alcuni anni, vivo a Sesto Calende, in provincia di Varese, una bella cittadina relativamente piccola situata all’effluenza del Ticino dal Lago Maggiore. Sesto vorrebbe disperatamente caratterizzarsi come città turistica, ma il turismo cui si anela è quello che io chiamo il “turismo del Crodino”. Ovvero frotte informi di piccoli consumatori di bibite gassate, coppette di gelato, spesso con cane e relativi escrementi al seguito. Nulla di male nel cercare di incrementare il commercio di bitter ed aperitivi, ma evidentemente non è una politica volta ad incrementare la qualità della vita dei residenti o di chi potrebbe potenzialmente risiedervi.

Insomma, oggi lo sviluppo urbano si fa con il benessere dei cittadini residenti e non con chi “vive” la città per poche ore o pochi giorni. I flussi turistici sono certamente un indicatore di attrattività, ma non l’unico (altrimenti Gardaland sarebbe uno dei migliori luoghi sulla faccia della terra!). Le città devono attrarre persone ad elevata produttività e ciò avviene tipicamente con politiche volte a sostenere le famiglie con servizi adeguati (scuole in primis), valorizzazione culturale del territorio e politiche per la produzione e la rigenerazione di conoscenza. La classifica de il Sole 24 ore che spesso ci viene in mente quando troviamo espressioni quali “qualità della vita” non ha evidentemente nulla a che vedere con questo.


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