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Il Grande Gatsby, l’ingiustizia sociale ed il nostro welfare

di Marco Percoco

Una volta, F.S. Fitzgerald disse: “L’idea del Gatsby consiste nell’ingiustizia per la quale un giovane povero non può sposare una ragazza ricca. Questo tema ritorna sovente perchè l’ho vissuto”. Il libro, dunque, è l’epopea di un’ingiustizia sociale e della persistenza dei divari tra classi.

In un discorso del 2012, Alan Krueger, professore di economia a Princeton ed all’epoca consigliere di Obama, suggerì l’esistenza di una curva del Grande Gatsby, ovvero di una relazione positiva tra elasticità intergenerazionale del reddito e diseguaglianza nella distribuzione del reddito stesso. In altri termini, i Paesi in cui il reddito personale è in buona parte ereditato dai propri genitori sono anche i Paesi con maggiori diseguaglianze sociali.

Nella figura seguente riporto la curva del Grande Gatsby per un insieme di Paesi industrializzati (cliccare sulla figura per ingrandirla).

A me sembra che questo grafico rompa un fastidioso mito e ci riporti alla cruda realtà. Quel mito vuole che UK e USA siano la terra delle opportunità, ove le capacità individuali contano più d’ogni altra cosa per la realizzazione economica personale. Dalla figura invece emerge come circa il 50% del reddito di un invididuo inglese, americano (o italiano…) dipenda dal reddito dei propri genitori, contro poco più del 30% di un tedesco. UK, USA e Italia sono, dunque, società molto diseguali, in cui i ricchi continuano ad essere ricchi ed i poveri hanno poche speranze di riscatto.

Nulla riesce a togliermi dala testa che dietro la curva del Grande Gatsby si nasconda un sistema economico efficiente, privo di barriere all’entrata, ma anche un sistema di istruzione pubblico di qualità (cosa che non è in Italia) ed equo (cosa che non è in USA ed in UK). Se così effettivamente è, smantellare il nostro sistema pubblico non mi sembra possa garantirci una maggiore fluidità sociale. Smantellare le barriere all’ingresso (si pensi alle liberalizzazioni abortite per notai, farmacie, taxi; ma anche alle lievi tasse sulle eredità; ma anche le difficoltà ad avere accesso al credito per le start up) potrebbe, invece, produrre dei benefici, ma solo se accompagnato da un miglioramento del nostro sistema educativo pubblico.

 

(Fonti per l’indicatore di persistenza del reddito: OECD: Corak, M. (2006), “Do Poor Children Become Poor Adults? Lessons from a Cross Country Comparison of Generational Earnings Mobility”, IZA Discussion Paper n. 1993. Spagna: Hugalde Sánchez, A. (2004), “Movilidad intergeneracional de ingresos y educativa en España (1980-90)”, working paper n. 2004/1, Institut d’Economia de Barcelona, Centre de Recerca en Federalismo Fiscal i Economia Regional. Australia: Leigh, A. (2006), “Intergenerational Mobility in Australia”, manuscript, Social Policy Evaluation, Analysis and Research Centre, Research School of Social Sciences, Australian National University; Italia: Piraino, P. (2006), “Comparable Estimates of Intergenerational Income Mobility in Italy” Working Paper n. 471, Department of Economics University of Siena)


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