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La città dei disabili

di Marco Percoco

E’ difficile comprendere le difficoltà che i disabili devono affrontare quotidianamente nelle città. Confesso di essere tra quelli che, pur essendo molto empatico con chi ha disabilità motorie, ho sempre sottovalutato la questione.

Me ne sono reso conto solo nei mesi scorsi a Londra, in un modo quantomeno singolare.

Io e mia moglie ci siamo ritrovati a spingere il passeggino di nostra figlia, una meravigliosa bambina di 2 anni, per le vie di una città ostile. Salire o scendere dai marciapiedi era certo un’impresa, ma nulla in confronto ad un viaggio in autobus, ammesso di riuscire a salirvici. Oppure riuscire ad avere accesso al binario da cui il treno parte, con la speranza di riuscire a salirci.

Mi sono guardato attorno in quelle settimane ed ho visto pochi bambini ed ancor meno disabili a vivere la città. Ho pensato alla fortuna di riuscire a superare le cosiddette barriere architettoniche ed a quanto queste siano divenute un luogo comune ed in quanto tale quasi invisibili, impercepibili alla maggioranza. E quindi ho pensato a chi quelle barriere le trova innanzi tutti giorni, spesso per tutta la vita.

Non garantire l’accesso alla metropolitana è in primis una questione di civiltà, ma è anche una questione di accesso alle opportunità che una città può offrire. Le città italiane sono molto indietro sull’accessibilità per i disabili, ma vi assicuro che non fanno una brutta figura al confronto della metropoli – Londra – che nel 2012 ha addirittura organizzato le Paralimpiadi!

Un altro buon motivo, credo, per gurdare al sistema Italia con fiducia, diffidando di chi vuole farci scimmiottare sistemi anglosassoni di scarsa qualità ed equità. Dobbiamo migliorare e crescere, non cambiare radicalmente ciò che di buono abbiamo.


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