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Italia: se anche gli immigrati se ne vanno…

di Marco Percoco

Qualche settimana addietro ho visitato alcune scuole materne del piccolo paese ove vivo, Sesto Calende, in provincia di Varese, nel cuore di ciò che 25 anni fa era il Triangolo industriale ed oggi ancora localizzato in un’area che si ritiene sia tra le più ricche d’Europa. La responsabile dell’asilo ha detto alla piccola folla di genitori che quest’anno ci saranno molti posti disponibili perchè molti immigrati extracomunitari stanno migrando nuovamente, questa volta, però, verso Francia, Inghilterra, Germania.

L’altro giorno io e la mia famiglia abbiamo tristemente salutato una persona a noi molto cara. La nostra amica bengalese parte oggi per Londra con la famiglia, lasciando lavoro, casa, auto e scuole, non per la crisi economica, ma, nelle sue parole, per “dare un futuro ai figli”.

Trovo preoccupanti questi segnali. Un paese in cui neanche gli immigrati provenienti da paesi che pensiamo del Terzo Mondo, abituati a sacrifici e privazioni per noi inimmaginabili, riescono a nutrire speranza nel futuro è un paese davvero sull’orlo del baratro. Questo baratro, per una volta, non è tracciato da indicatori macroeconomici, ma dalle persone, dai loro comportamenti (in economia, si chiamano preferenze rivelate).

Le sciocche vestali dell’orgoglio padano potranno forse essere contente di questa emorragia, ma a me non sembra un bel segnale. Proprio per niente.


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