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34 anni fa il terremoto dell’Irpinia

di Marco Percoco

Il 23 novembre di 34 anni fa avevo 4 anni, tornavo con i miei genitori da una passeggiata. Mio padre parcheggiò l’auto nel cortile davanti casa ed io corsi da solo verso il portone, salendo una rampa di scale perchè avevo premura di andare a giocare a casa della famiglia che occupava l’appartamento sotto il nostro.

All’improvviso fu un terremoto di intensità spaventosa. Gli inquilini del palazzo, fuggendo, presero anche me e mi portarono fuori, ove i miei genitori, con mia sorella, erano rimasti impietriti.

Il terremoto dell”80 è forse il primo ricordo vivido che ho. Ricordo la corsa per le scale, la notte in auto al freddo (situazione che perdurò per alcuni giorni), le merendine che mia madre portò in auto il giorno dopo in una corsa veloce in casa per prendere cose di prima necessità, con mio padre che aveva il motore dell’auto acceso per poter fuggire velocemente.

Venne il momento degli aiuti, dei frati francescani soprattutto e delle suore salesiane. Furono settimane difficili, pellegrinaggi a casa di parenti che abitavano lontano dalla zona del sisma, notizie tristi di conoscenti morti o feriti ed a volte informazioni che ci facevano tirare un sospiro di sollievo (già, telefonini ed internet non esistevano ancora…).

Il terremoto portò ad un tempo senso di smarrimento e voglia di sentirsi comunità. Portò a galla un senso civico e di appartenenza ormai sopito da tanto. Ma questo arcobaleno sociale durò lo spazio della necessità impellente, dopo tornò a farsi strada l’individualismo estremo.

E venne, poi, la corruzione legata alla ricostruzione, ma questa è un’altra storia.


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