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Abbandonare il Mezzogiorno, si salvi chi può!

di Marco Percoco

Le elezioni regionali ci hanno consegnato un paradosso interessante: la coalizione di governo ha stravinto nel Mezzogiorno, proprio l’area di cui meno si è tenuto in considerazione nella strategia di sviluppo del Paese.

A voler approfondire il tema, però, di paradossi ne emergono tanti.

La prima tipologia di contraddizione è di carattere economico. Le anticipazioni del Rapporto SVIMEZ ci restituiscono un Sud che è cresciuto a meno dell’1% all’anno negli ultimi 15 anni. E’, però, bene ricordare che i tenui barlumi di crescita dell’occupazione sono più pronunciati nelle regioni meridionali. A fronte, però, di questa crisi profonda e di questi timidi segnali di ripresa, il Governo non accenna ad avere una chiara strategia di sviluppo per l’area e sembra aver completamente dimenticato di gestire la politica di coesione (giusto qualche decina di miliardi di euro, una cosuccia da niente).

La seconda tipologia di contraddizione è di  carattere politico. La coalizione di governo, che pure ha sbancato elettoralmente a Sud, è anche quella che vive una profonda crisi nell’area. La Regione Campania vive in uno stato di estrema incertezza a causa delle note vicende giudiziarie di De Luca. La Calabria ha già avuto un azzeramento della giunta ed una sostituzione con assessori tecnici. La Sicilia ha avuto un rallentamento dell’azione di governo a causa delle divisioni interne alla coalizione e sfociate poi nelle calunnie sparate addosso al Governatore Crocetta. La Basilicata pure vive anni di immobilismo, una giunta fintamente tecnica e due nuclei familiari a spartirsi posti e poltrone.

A questo desolante quadro di grande povertà politica che sembra aver riportato il Mezzogiorno indietro di decenni si contrappone il caso della Sardegna, a cui Francesco Pigliaru ha impresso con la sua presidenza e la sua personalità una forte rottura con il passato.

La SVIMEZ ci ha solo ricordato quanto ormai sappiamo praticamente da sempre circa l’arretratezza del Meridione; Renzi ha in tutta risposta convocato una direzione del Partito Democratico ed ha lanciato una campagna mediatica evidenziando i nuovi ingenti investimenti a Sud. Ma a cosa servirà tutto ciò? La risposta è scontata: a nulla.

Il Mezzogiorno scoppia di denaro che non riesce a spendere e che forse a fine anno dovrà restituire all’Europa.

Il problema del Sud sono le istituzioni che mettono in atto politiche di scarsa qualità (quanti di noi hanno visto corsi di formazione professionale assolutamente inutili? quante opere inutilizzate? quanto scialo negli uffici pubblici?) e sono queste che vanno cambiate.

Non parlo della solita litania del fallimento del regionalismo, mi riferisco alle persone che sono dentro alle istituzioni e che le governano. Un governo che non ha saputo filtrare e discernere l’opportunismo dalla reale capacità politica e professionale è destinato al fallimento nell’area. E’ inutile parlare di strategie e investimenti se le persone che governano localmente le politiche sono le stesse che le hanno fatte naufragare negli ultimi decenni.

Bisogna essere realisti e concreti: se i policy maker e le istituzioni sono gli stessi, non c’è nulla da fare, è irrazionale attendersi risultati positivi. A questo punto, meglio risparmiare risorse ed abbandonare il Mezzogiorno al suo destino.

 


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