La pigrizia del Masterplan per il Mezzogiorno

di Marco Percoco

Alla fine, stretto dal fuoco incrociato delle critiche di osservatori e addetti ai lavori, il Governo ha dovuto cedere e ha pubblicato il Materplan per il Mezzogiorno, o meglio, le “Linee guida” (immagino per la redazione del Masterplan, ma qui siamo nel campo della metafisica, con cui ho poca dimestichezza).

La lettura lascia perplessi già dal principio perchè dopo tanti mesi dal suo annuncio ci si aspettava qualcosa di più, sia dal punto di vista della riflessione analitica, sia da quello della novità delle azioni proposte.

Il documento, lungo 7 pagine, è un catalogo di luoghi comuni e di punti di vista su cui certamente non si può non essere d’accordo, ma che altrettanto certamente non stimola la riflessione.

Vorrei, però, provare a segnalare alcune lacune che spero possano essere colmate nel futuro prossimo.

1. Innanzitutto manca a proposta di una strategia di sviluppo da seguire. Il Masterplan (o le linee guida) inizia  con un preambolo in cui è scritto “il Masterplan  non è un esercizio accademico ma un processo vivo di elaborazione condivisa”. Non so se proporre una strategia significhi condurre un esercizio accademico, ma di certo è bizzarro non proporla, dovendo rispondere a critiche circa la mancanza di una visione chiara, no?

2. Il documento si dilunga sulla descrizione delle riforme progettate e approvate su scala nazionale, ma stranamente non argomenta circa gli effetti attesi sul Mezzogiorno. Valgono due esempi su tutti: quale sarà l’effetto del Jobs Act sulle economie meridionali? E quale quello dell’abolizione dell’imposizione fiscale sulla prima casa?

3. Grn parte delle risorse finanziarie provengono dai fondi comunitari, la cui gestione è stata disastrosa sia per le regioni che per l’Amministrazione Centrale. Perchè ora tutti questi soggetti dovrebbero fare meglio? Quali sono i piani, se ci sono, per migliorare l’efficienza e l’efficacia della Pubblica Amministrazione del Sud?

Questi sono solo alcuni immediati interrogativi, le cui risposte dovrebbero essere propedeutiche alla stesura di un documento di programmazione serio e credibile, ammesso che il governo abbia davvero a cuore il Sud. Ma la pigrizia con cui è stato scritto il documento sembra suggerire il contrario.


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