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L’ascensore americano si è bloccato

di Marco Percoco

Confesso che da sempre nutro forti perplessità verso la qualità della democrazia americana, non per le regole formali che ne regolano storicamente l'esistenza, ma per la sua realizzazione nella competizione elettorale.

Sono stato negativamente colpito dai candidati alle presidenziali di quest'anno: da un lato la moglie di un presidente in carica per due mandati e dall'altro un eccentrico miliardario. Sono stati, entrambi, l'eblema o forse la plastica realizzazione dell'esatto contrario di ciò che gli USA rappresentano nell'immaginario collettivo. Sono, infatti, l'evidenza ultima di un sistema politico che promuove a ruoli di vertice persone che appartengono a circoli politici familiari o ad elite danarose. Si badi, però, che Clinton e Trump non sono delle eccezioni. Basti ricordare i Bush, i Kennedy, finanche i Biden e i Roosvelt e molti altri, così come messo in evidenza in maniera rigoroso in uno studio.

Dunque, non solo Obana ha rappresentato solo una splendida eccezione in questo panorama, ma questo sistema familistico e forzatamente plutocratico è anche vanto indiscusso del popolo americano. Ed è curioso, quindi, osservare come la classe politica dirigente, che dovrebbe garantire una forte mobilità sociale, base insostituibile del sogno americano, è essa stessa prodotto di un sistema bloccato e caratterizzato da forti barriere all'ingresso.

Tutto ciò è curioso per un Europeo, pur residente in un Paese con scarsa mobilità sociale, ma non è probabilmente così strano, se si pensa che gli USA sono il Paese ove la copertura sanitaria universale è spesso considerata un problema. E sono anche il paese ove la sospensione dell'attività lavorativa per maternità non è remunerata, al pari di gran parte ferie estive.

Forse dovremmo scegliere con maggiore cura o almeno con maggiore senso critico i sistemi economici e sociali che assurgiamo ad esempio cui tendere.


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