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Milano: un nuovo modo di fare urbanistica

di Marco Percoco

Il mercato immobiliare è notoriamente caratterizzato da una forte ciclicità, con periodi di crescita che di solito s’accompagnano ad una crescita dell’economia nel complesso. Non dovrebbe, dunque, stupire l’euforia che sta caratterizzando Milano, una città che da quasi tre anni vive un periodo di entusiasmo che sta plasmando l’atrattività e l’immagine della città stessa.

Innumerevoli e grandi interventi di riqualificazione urbana si profilano ad un orizzonte non troppo lontano. Gli Scali Ferroviari, Piazza delle Armi, la riapertura dei Navigli sono tutti esempi forse più noti in un panorama mutevole, ma che andrà a consolidare la qualità della vita dei Milanesi. Queste operazioni, almeno per come sono state concepite sino ad ora, contemplano quote importanti di social housing, di verde, di ripristino di beni naturali. Sono dunque, apparentemente, operazioni che, nel perseguire le finalità di giusto profitto di operazioni immobiliari private, restituiscono alla collettività aree e servizi importanti, contribuiscono, quindi, a perseguire un condivisibile obiettivo di aumento della qualtià della vita.

Ma ci sono altre due operazioni di riqualificazione che stano segnando un modo nuovo di fare politica urbanistica in città. Il masterplan proposto da Lend Lease per l’AreaExpo, prevede l’utilizzo di nuovi strumenti di impact finance, così che la redditività dell’investimento sarà correlato strettamente non alla cubatura costruita, ma allo sviluppo socio-economico dell’area.

L’altra operazione interessante prevede, nell’ambito dell’iniziativa Re-inventing cities, un concorso per il riuso di 5 siti in città e i progetti vincitori (i cui gruppo proponenti si occuperanno del recupero e della attività delle aree) saranno scelti, tra le altre cose, in base all’imaptto che potranno avere sul benessere delle comunità locali.

Questo insieme di progetti di grandi dimensioni, insieme alla revisione del Piano di Governo del Territorio che sembrerebbe porre tra gli obiettivi strategici il miglioramento della qualità della vita e la felicità dei Milanesi, sembrano portare la politica urbanistica lotana dal culto del mattoe e della retorica bipolare corridoio-connessione di cui era ostaggio in dagli anni ’70. E’ la vecchia pianificazione urbanistica a far posto, oggi, a considerazioni sociali, altre rispetto alle smplici volumetrie del costruito.

A Milano sembrano gettarsi le basi per una urbanistica che mira a migliorare il benessere degli individui, senza anteporre i principi di estretica e funzionalità.


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