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Una mappa per la vita

di Marco Percoco

Saper leggere le mappe è cosa utile, non solo per ritrovare la strada di casa, ma anche per comprendere i fenomeni socio-economici. Non è solo una questione meramente accademica o teorica, ma probabilmente più profonda, che a volte può addirittura servire a salvare vite.

Mi piace spesso ricordare come la congettura da cui le scienze mediche sono partite per affrancare l'umanità dalla piaga mortale del colera ha avuto delle chiare e profonde radici geografiche.

Siamo nella Londra del 1854, una città che viveva la tensione lacerante tra lo sviluppo economico indotto dalla galoppante rivoluzione industriale e le misere condizioni di vita di ampie fette della forza lavoro. E' in quell'anno che in pochi giorni il colera miete oltre 120 vittime a Soho, indipendentemente dalla loro condizione economica e sociale.

In quegli anni si riteneva che il colera fosse un miasma, ovvero, un malanno mortale che si propagava attraverso dei gas invisibili e inodori che si sprigionavano dal suolo. John Snow, una sorta di medico apprendista dell'epoca, cominciò a segnare su una mappa le morti per colera e osservò una certa vicinanza con una fontana (quella cerchiata di rosso nella mappa), utilizzata da migliaia di persone per approvvigionarsi d'acqua.

Snow intuì che l'acqua stessa dovesse essere almeno il vettore (il minimo comune denominatore) del colera e fu quello l'inizio di studi più seri e rigorosi che consentirono il contenimento della malattia e la salvezza di molte vite.

L'analisi di Snow non passerebbe oggi più rigorosi controlli statistici, ma non v'è dubbio che in quel caso una mappa sia valsa molto più di tante altre ipotesi più o meno fantasiose.


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