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Sostenibilità sociale e ambientale

La Proiezione del Kazakhstan verso un futuro sostenibile


di Filippo Romeo

Fino a poco tempo fa il Kazakhstan era comunemente identificato come luogo impervio, leggendario e affascinante, dai tramonti passionali e sanguigni le cui bellezze naturalistiche, combinate con le diversità di paesaggi, lo rendevano il Paese più seducente dell’Asia Centrale.

Oggi, nonostante queste caratteristiche continuino a contraddistinguerlo, esso si pone nel nuovo scenario globale con una veste del tutto rinnovata che lo rende punta di diamante dell’area. Nel giro di un ventennio ha saputo, infatti, dotarsi di una propria struttura e identità senza dubbio in maniera più incisiva e lungimirante rispetto agli altri Paesi dell’ex URSS. Questo dato è ancor più apprezzabile se si considera che la sua popolazione, composta soltanto da 17 milioni di abitanti, è suddivisa in ben 130 nazionalità e 40 confessioni religiose differenti, che le autorità statali hanno saputo sapientemente armonizzare, rifuggendo da qualsiasi tentativo di caratterizzazione etnico-religiosa del Paese. La modernizzazione dello Stato è stata anche frutto di oculate scelte economiche la cui strategia non si è soffermata sull’esclusivo sfruttamento delle ingenti risorse energetiche disponibili, ma ha puntato a incentivare ambiziosi processi di sviluppo basati sul partenariato pubblico privato e sull’attrazione di investitori esteri allettati dalla privilegiata posizione geografica che lo pone in prossimità dei più grandi mercati di Russia, Cina e India. Tale peculiarità geografica, oltre a fare del Kazakhstan uno Stato transcontinentale, lo rende una potenziale piattaforma logistica per gli scambi tra Europa e Asia ed, in particolare, in questo momento in cui si sta registrando un epocale cambio di scenari geopolitici e geo-economici a cui le maggiori potenze interessate stanno rispondendo anche attraverso la realizzazione o la progettazione di grandi opere infrastrutturali.

Non vi è dubbio, infatti, che nel contesto che va profilandosi, le infrastrutture continentali costituiscano un momento essenziale per la ripresa, essendo in grado di influire sia sui processi di modernizzazione tecnologica che sulla stabilità in politica estera. Oltre ai lavori di ampliamento dei Canali di Suez e di Panama, che senz’altro hanno messo maggiormente in risalto il ruolo ricoperto dalle connessioni marittime, non va assolutamente trascurata l’importanza di quelle terrestri che vedono il continente asiatico uno dei maggiori interpreti. L’Asia, infatti, è il continente maggiormente interessato e coinvolto da progetti sulla realizzazione di strade, tunnel e ferrovie, infrastrutture che dovrebbero attraversarla da un lembo all’altro. La Cina, ad esempio, che in questo processo sta giocando un ruolo da protagonista, già da alcuni anni si è messa all’opera realizzando alcuni progetti infrastrutturali strategici utili ad accompagnare, tutelare e accrescere le capacità espansive del Paese. Tra questi rientra senz'altro il grande progetto della “Nuova Via della Seta” di terra e di mare, ideato da Pechino con il principale obiettivo di avvicinare la Cina al resto della massa continentale euroasiatica, nonché di sviluppare le zone dell'entroterra che sono rimaste arretrate rispetto alla fascia costiera. É indubbio che la completa realizzazione di tale ambizioso progetto avrà delle ripercussioni geopolitiche non di poco conto se solo si pensa che esso punti a legare sotto il profilo infrastrutturale ed economico l'Europa e l'Asia e allo stesso tempo di contrastare il riposizionamento statunitense sull'oceano Atlantico e Pacifico.

All’interno di questo nuovo quadro, il Kazakhstan, che già identifica se stesso come “ponte” e terra di congiunzione tra le economie di Europa ed Asia, si ritrova nel cuore di un nuovo asse di efficenza logistica est-ovest rappresentato dall’attuale ondata di costruzioni di autostrade, ferrovie e pipeline. Ciò prospetta nuove e ambiziose opportunità di business, alcune delle quali già colte dalla imprese italiane (come Salini Impregilo e Todini) già impegnate nella realizzazione di uno di questi corridoi di transito internazionale, mentre altre potrebbero profilarsi a seguito del varo del nuovo programma di sviluppo statale Nurly Zhol, “Il cammino verso il Futuro”. Tale programma, che mira a modernizzare l’apparato infrastrutturale e di trasporto interno, incentivando gli investimenti esteri nei settori dei trasporti e della logistica e in quello industriale ed energetico al fine di rendere il Paese più efficiente e al passo con i processi di interconnessione che si stanno sviluppando sia a livello globale che nella fascia “euroasiatica”.

Lo scorso 10 giugno nella Capitale Astana è stata inaugurata l’esposizione internazionale dedicata all’energia del futuro, l’Expo Astana 2017, dove per un periodo di 100 giorni si dibatterà su petrolio, gas e rinnovabili al fine di approfondire le potenzialità offerte dalla ricerca scientifica per la messa in opera di azioni che mirino allo “sviluppo sostenibile”.

Per l’occasione anche l’Italia sarà presente con differenti progetti di ricerca sulla sostenibilità e sull’efficienza energetica, orientati sulla transizione del modello energetico attuale verso gli obiettivi ambientali delineati dalla Comunità europea in materia di efficienza energetica e fonti rinnovabili.

L’evento Expo contribuirà, sicuramente, a dare maggior lustro alla capitale che rappresenta la sintesi perfetta dei processi di modernizzazione attuati nell’ultimo ventennio nonché l’ultima delle città utopiche in ordine di tempo. Astana, che porta la firma dell’architetto giapponese Kisko Kurokava con la collaborazione di artisti ed intellettuali, è stata ideata per rappresentare, nonostante le rigide temperature invernali che la caratterizzano, il modello perfetto di città del futuro e per celebrare la potenza crescente del Kazakhstan. Una città rivoluzionaria che, oltre ad esprime la visione del suo progettista secondo cui l’uomo governa e custodisce la natura, incarna principi di sostenibilità ambientale ponendosi in rottura con la struttura delle città del passato. Astana, infatti, è stata progettata e realizzata in settori, ponendo i quartieri in fila partendo da quello industriale, ubicato attorno alla stazione di modo da sfruttarne le possibilità di trasporto, proseguendo con le aree residenziali, con parchi e giardini, con quelli amministrativi del governo e con il quartiere per diplomatici.
Oltre ad Astana, il Kazakhstan osa anche sulle mega infrastrutture di trasporto marittimo mettendo in campo la proposta di un “canale euroasiatico” per far si che le sue navi, partendo dal Mar Caspio, possano raggiungere il Mar Nero e da qui, attraverso il Bosforo, il Mediterraneo. Tale proposta, qualora venisse realizzata, potrebbe fare del Paese, grazie soprattutto alla sua posizione geografica, la grande piattaforma logistica dell’ “Eurasia”, un grande centro di smistamento di merci e servizi e di attrazione di investimenti ubicato nel “cuore del mondo”.

Filippo Romeo

romeo.filippo83@gmail.com


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