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Sostenibilità sociale e ambientale

Giardino delle Esperidi: un Festival per la riscoperta del territorio e delle tradizioni

di Filippo Romeo

Le montagne e le aree interne senz'altro rappresentano il simbolo delle purezza e della bellezza, ciò per via della loro altezza che favorendo la vicinanza col cielo le rende, per dirla alla Lindo Ferretti “benedette da Dio ma abbandonate dagli uomini”.

Luoghi di radicamento e di raccoglimento, di lavoro e di fede, tali aree, che hanno, inoltre, agito da bastioni di difesa e di tutela di un inestimabile patrimonio culturale e valoriale, oggi stanno vivendo un processo di sradicamento, sgretolamento e appunto di abbandono. Ciò è ascrivibile a molteplici fattori quali l’industrializzazione, la massificazione del lavoro, l’avvento della globalizzazione, fenomeni che sviluppatisi tra le coste e le pianure hanno contribuito allo svuotamento di tali contrade producendo l’incuria dei territori le cui conseguenze si ripercuotono anche altrove.

In Calabria, tra i monti della Sila, l’amore e il radicamento per quei territori ha spinto una comunità, che gravità intorno ai comuni di Zagarise, Albi, Magisano, Soveria Simeri, le Valli Cupe e il Parco Nazionale della Sila, a mettersi in cammino per intraprendere un percorso di dialogo finalizzato a vivere gli spazi. Su iniziativa di Maria Faragò, ha preso così vita il Festival sostenibile della Calabria Intenra – Giardino delle Esperidi.

Il Festival, che è giunto alla sua terza edizione, oltre a caratterizzarsi per l’originalità del nome che rimanda al mito delle Esperidi “Ninfe del Tramonto” che custodivano il “Giardino degli Dei” nel quale crescevano le “mele d’oro”, è un progetto ambizioso e costruttivo che si pone l’obiettivo di studiare il territorio per far riaffiorare l’originario spirito dei luoghi nonché per procedere ad un percorso della loro rivalutazione attraverso la riscoperta di tesori nascosti e dimenticati.

Nelle passate edizioni, infatti, ha ripreso a vivere l’antica fonte ai piedi del paese mentre la torre normanna è stata adibita a luogo di mostre e conversazioni, l’artigianato e l’enogastronomia hanno riproposto i ritmi, i riti e i sapori che scadenzavano il tempo di quei luoghi remoti; le passeggiate nei boschi, i canti e la poesia hanno fatto da corollario allo scenario sublime.

Nell’edizione di quest’anno, che è stata inaugurata lo scorso 21 settembre e si concluderà Domenica 24, sarà l’antico opificio tessile di origine basiliana, “a’ machina da’a lana”, ad occupare la scena. Si tratta di un’enorme opera di architettura industriale che è stata fedelmente ricostruita per l’occasione.

Non vi è dubbio che iniziative del genere andrebbero incrementate, supportate e incentivate

I territori italiani, per via della loro ricchezza, del patrimonio artistico e naturale, della storia, della cultura e della tradizione locale, della qualità della vita e delle risorse agro-alimentari, nonché dell’artigianato artistico e dell’industria, se ben tutelati e sviluppati costituirebbero un grande elemento di attrazione, utile a rilanciare il nostro prestigio in tutto il mondo, nonché uno strumento di resilienza in grado di tutelare e salvaguardare i valori della nostra civiltà di cui per secoli sono stati custodi.

Filippo Romeo

romeo.filippo83@gmail.com


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