Media, Arte, Cultura

La satira dopo Charlie Hebdo: Doaa El Adl disegnatrice egiziana

di Nawart Press

 

È già passato un anno dall’attentato di Parigi nei locali di Charlie Hebdo, ma le discussioni su quanto e cosa è lecito ironizzare restano aperte più che mai. Per l’anniversario degli attentati, Charlie Hebdo esce con una copertina in cui un dio barbuto macchiato di sangue e armato di Kalashnikov scappa sotto la scritta “l’assassino continua a correre”.

Nel numero ci sono le caricature postume di Cabu, Wolinski, Charb, Tignous, Honoré, uccisi nel 2015. Assieme ai contributi esterni tra cui quello del ministro della cultura Fleur Pellerin, degli attori Isabelle Adjani, Charlotte Gainsbourg, Juliette Binoche, intellettuali e scrittori tra cui Elisabeth Badinter, Taslima Nasreen, Russel Banks e il musicista Ibrahim Maalouf.

Gli attentati di Charlie Hebdo, avevano scosso e mobilitato non solo i caricaturisti francesi o europei, ma l’intero mondo della satira. Caricaturisti dal mondo intero si erano armati di inchiostro e avevano dimostrato il loro sostegno per i colleghi francesi. In Egitto, una delle poche caricaturiste donne, Doaa El Adl, accusata di blasfemia sotto il governo Morsi, diceva che proprio i caricaturisti francesi erano stati quelli che l’avevano sostenuta nei momenti difficili di censura.

Pochi giorni dopo l’attentato, Doaa El Adl diceva “quando si lancia una guerra contro il terrorismo, le libertà non potranno più essere le stesse di prima, e questo non solo per i musulmani francesi, ma per la società francese in generale che si vedrà ristretta nelle sue libertà”, riferendosi alle misure di controllo del web e della telefonia.

Un anno dopo, e dopo un altro attentato omicida nella stessa Parigi, non solo le libertà dei francesi si sono ristrette sotto le misure d’emergenza, ma anche i discorsi intorno alla libertà d’espressione iniziano a far trapelare la paura e il tentennamento su ciò che è meglio o no dire.

Doaa El Adl, prima aveva lavorato come caricaturista in giornali egiziani come il Al Dostor, Rose Al Youssef Magazine e Sabah El Kheir Magazine. Da più di un anno lavora per Al Masry Al Youm, uno dei quotidiani più prominenti del paese.

Nel settembre 2013, era stata premiata a Forte dei Marmi al premio satira, e insignita di rispetto. Si leggeva affianco al suo nome: “Il segno vigoroso di Doaa urla contro ogni discriminazione al femminile, ma anche contro chi vorrebbe chiudere la bocca a chi dissente e non risparmia critiche scomode.” Sin dai tempi di Mubarak, Doaa era una delle pochissime donne che sferzava disegni di critica in un ambiente estremamente maschilista e patriarcale.

In un Egitto in cui le libertà di espressione stanno drasticamente scivolando nella censura più dittatoriale, in cui anche le retate raggiungono anche i centri artistici oltre che alle ong e alle associazioni che lavorano nell’ambito dei diritti umani, il lavoro dei caricaturisti diventa sempre più rischioso. Da Agosto, Doaa aveva collaborato in un nuovo Magazine letterario chiamato Garage, in cui i lavori di artisti, fumettisti e caricaturisti come Sara Khaled e Aliaa Aly erano stati esposti nella galleria Townhouse, la quale ha subito una retata in dicembre 2015.


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