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Caso Iuventa, finalmente cade la maxi-inchiesta contro il soccorso in mare

Dopo sette anni si chiude il caso Iuventa con la sentenza di non luogo a procedere per i dieci imputati accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I membri delle tre ong - Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere - erano stati accusati dai pm di Trapani di aver stretto accordi con i trafficanti di uomini

di Anna Spena

È caduta la maxi-inchiesta avviata dalla procura di Trapani nel 2016, la prima della triste epoca di propaganda che ha trasformato i soccorritori in “taxi del mare” e “amici dei trafficanti”.

Dopo sette anni si chiude il caso Iuventa con la sentenza di non luogo a procedere per i dieci imputati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, un procedimento penale nei confronti dei componenti dell’equipaggio delle ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere. Gli operatori delle organizzazioni umanitarie erano accusate dai pm di Trapani di aver stretto accordi con i trafficanti di uomini e di non aver prestato in realtà soccorso ai profughi ma di aver fatto loro da “taxi”, trasbordandoli dalle navi libiche alle quali poi avrebbero permesso di tornare indietro indisturbate. Il giudice ha chiuso definitivamente il caso decretando l’infondatezza delle accuse e spazzando via qualunque sospetto di collaborazione con i trafficanti.

«Sono stati spazzati via sette anni di falsità», dicono da Medici Senza Frontiere, «ma gli attacchi alla solidarietà continuano attraverso uno stillicidio di altre azioni: decreti restrittivi, detenzione delle navi civili, supporto alla guardia costiera libica che ostacola pericolosamente i soccorsi e alimenta sofferenze e violazioni, mentre le morti in mare continuano ad aumentare», dichiara il dottor Christos Christou, presidente internazionale di Msf.


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«Questa decisione, che arriva a conclusione di una vicenda giudiziaria durata quasi sette anni, riconosce la verità sul nostro operato e sull’impegno umanitario per salvare vite in mare», ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, commentando la decisione del Giudice per l’Udienza preliminare del Tribunale di Trapani che ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di tutti gli imputati, tra cui uno dei team leader della missione umanitaria di ricerca e soccorso in mare nel Mediterraneo, lanciata dall’Organizzazione nel 2016 e 2017. «Save the Children è sempre stata fiduciosa nella conclusione positiva di questa vicenda, nella piena coscienza che i membri dell’Organizzazione hanno sempre operato nella legalità, al fine di salvare vite in mare, rispondendo al proprio mandato umanitario e con il primario obiettivo di proteggere i soggetti vulnerabili, quali ad esempio minori non accompagnati e donne potenzialmente vittime di tratta e sfruttamento».

Negli ultimi 10 anni più di 6 persone al giorno sono morte o disperse nel Mediterraneo centrale. «È necessario riportare le persone e la salvezza degli esseri umani al centro delle politiche nazionali ed europee in materia di migrazione», continua Save the Children. «È quindi sempre più urgente un’assunzione di responsabilità condivisa degli Stati membri e delle istituzioni europee, con la creazione di un sistema strutturato e coordinato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, l’apertura di canali regolari e sicuri per l’accesso in Europa e la creazione di nuovi meccanismi di ricongiungimenti familiari, corridoi umanitari e di evacuazione per le persone in fuga».

Carmelo Sucameli/LaPresse – 21 maggio 2022 Trapani. Comincia il processo agli ex membri dell’equipaggio della nave Iuventa/le proteste fuori dal Tribunale durante l’udienza preliminare


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