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Una nuova lotta alla droga

di Don Antonio Mazzi

Non ho capito bene se diamo per scontato che la guerra con la marijuana è persa, oppure se la marijuana sia uno dei capriccetti che i nostri cicciobelli usano e consumano o, terza ipotesi, se, andando tutto a Patrasso (politica, lavoro, economia, ecc…) debba andare a Patrasso anche l’intero mondo delle dipendenze, dalle droghe leggere a quelle pesanti, dall’alcol al gioco, alla coca. Però, ogni tanto, sarà per caso o perché esistono agenti impegnati e seri, saltano fuori montagne di porcherie. Una delle ultime: 3,5 tonnellate di hashish sequestrate nel porto di Oneglia. Da sottolineare che, secondo gli uomini della DIA, era tutta da smerciare sulla piazza milanese. La cannabis, secondo l’Istituto Mario Negri, è lo stupefacente più usato dai nostri cari metropolitani milanesi. Si parla di ventimila dosi al giorno. Qualche mese fa se non mi sbaglio, qualcuno del Governo aveva, con tanto di statistiche matematiche in mano, dichiarato che l’uso delle varie droghe era diminuito. Quasi sospirando con il sospiro liberatorio, si iniziava a pensare ad un possibile calo. Evviva le statistiche. Perché, mettendo quelle contro questa, ne esce una bella guerra: ventimila dosi al giorno di marijuana e hashish, seimila dosi di cocaina sempre al giorno (con un picco di novemila dosi nei week end), esplosione di anfetamine, ecstasy in particolare, legate al fatto che i costi sono inferiori. Non io, ma il professor Garattini, dice che il consumo di droghe non è affatto diminuito e che bisogna ripensare a nuove strategie da mettere in campo. Noi siamo fermi ai metodi vecchi, validi allora ma oggi sorpassati, costosi e inutili. Le comunità, la galera, i Sert, il metadone c’entrano, con questi ventimila consumatori, come i cavoli a merenda. Se non partiamo dalla famiglia, dalla scuola, da una strategia educativa quotidiana che faccia capire che non si vive di capricci, di vizietti, di soddisfazioni immediate e stupide, tutto sarà inutile. La società dei consumi, del tutto subito, del minimo di fatica, può produrre solo persone fragili, senza obiettivi medio-lunghi, con l’urgente bisogno di superare difficoltà e momenti critici con fughe dalla realtà, con supporti artificiali, a portata di mano e di portafoglio, e pronti all’uso. Mentre ieri andavamo alla ricerca dei disperati, dei carcerati, degli irrecuperabili oggi urge arrivare prima, molto prima.


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