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Malala, colei che conosce il dolore

di Don Antonio Mazzi

Malala, una ragazza di sedici anni, in pochi minuti commuove il mondo intero e lascia a bocca aperta il Palazzo di Vetro. Avvolta nel velo di Benadir Butho, pochi chili e pochi decimetri oltre il metro, alza il ditino e con la voce da bambina, sulla pedana che ha visto santi come Giovanni Paolo II, e Benedetto XVI, tiranni e onnipotenti: “Cari fratelli e sorelle, tutti ci rendiamo conto dell’importanza della luce quando ci troviamo al buio, e tutti ci rendiamo conto dell’importanza della voce quando c’è silenzio… Noi ci siamo resi conto dell’importanza dei libri e delle penne quando abbiamo visto le armi… (se penso che abbiamo deciso noi italiani di acquistare i caccia F35…!!). I saggi dicevano che la penna uccide più della spada. Gli estremisti hanno paura del potere, dell’istruzione, delle donne. Il potere della voce delle donne li spaventa…”. Nel palazzo delle ipocrisie, della pace armata, del conflitto patinato e nascosto dietro la bandierina della nazioni, Malala (colei che conosce il dolore) contrappone alle portaerei, i libri e le penne. Come accade sempre in questi palazzi, più è lungo il battimani e più trionfa l’equivoco e l’empietà. Se penso che aveva sedici anni anche la Madonna…. Mi vengono i brividi… di felicità, di speranza, di meraviglia!!! Poi ci ripenso e capisco che solo a noi poveretti ed ingenui sono concessi i brividi. I marpioni onnipotenti, con il pulsante in mano o il microfono davanti, forse faranno finta di lasciarsi vincere dalla commozione. Il potere ha sempre narcotizzato prima il cuore, poi il cervello. Sarebbero capaci, sempre i marpioni,  di spedire libri e matite ai 57 milioni di analfabeti bambini… “Poverini… diamo loro una mano: una penna, un libro, anzi due!… Perché alle portaerei ci pensiamo noi. Tranquilli!


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