Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Education & Scuola

Una mamma e il coraggio di saper non odiare

di Don Antonio Mazzi

Sono stato a trovare Marianna, la mamma di Eleonora Cantamessa, a Trescore nel bergamasco. Accadono certe cose nella vita che, in pochi secondi, smentiscono quello che tu credi verità quasi divina, e ti trovi, guardandoti dentro, superficiale, cretino, vergognoso. Roba – come si dice – da darti quattro sberle in faccia da solo! Eleonora, ginecologa di 44 anni, è morta perchè, mentre passava in macchina per una strada della provincia, visto un gruppo di stranieri che se le davano barbaramente, si è sentita in dovere di fermarsi e offrire eventuali soccorsi. Pochi minuti, Eleonora e la persona che stava soccorrendo sono stati falciati e uccisi. Ele viveva sola e il suo telefonino era sempre “caldo”. Non aveva figli ma ha fatto nascere i figli degli altri, poveri, ricchi, stranieri, italiani. C’era sempre per tutti. La mamma, donna straordinaria, era a casa e, come ogni pomeriggio, recitava il suo rosario. Qualche presentimento e poi la tragedia. Me la stavo stringendo forte forte. Era molto contenta di essere tra le mie braccia. Donnina piccola, magra, semplice. Quasi sussurrando mi diceva: “Non è merito mio se non ho mai odiato nessuno e se non faccio nessuna fatica a perdonare”. Mi guardava quasi fosse una colpa. “Sei un angelo!” e me la abbracciavo, accarezzandole la testa. Meglio essere sincero! Mi ero convinto (eppure sono un ottimista sanguigno e caratteriale, ma ottimista) che il Padreterno avesse dimenticato “lo stampo” per fare mamme così! Invece eccone qui una. Mi passavano in sequenza tante altre madri che maledicevano disperate, rabbiose di dolore. “Mia figlia è un angelo e ha messo al mondo tanti angeli”. E poi, quasi per non farsi sentire, ma sussurrandomi all’orecchio. “Assomigliava molto a lei, mia figlia. Io conosco bene lei, leggo tutto, vedo, sento quello che fa. Siete uguali: fragili ma vivacissimi, dolcissimi ma con energia. Sempre attenti agli altri. Una forza della natura”. Al collo mamma Marianna teneva una collanina insanguinata. Ele l’aveva comperata il giorno prima perché, secondo la ginecologa, quella collanina al collo di una partoriente emetteva un dolce suono che veniva percepito dalla creatura dentro la pancia. Non avrei mai lasciato quella mamma. Mi veniva spontaneamente la carezza sulla testa. Mi ha offerto un caffè. Ci siamo riabbracciati. Un suo ultimo gesto straordinario: “Quattro bambini sono rimasti senza papà (l’altra vittima era padre di quattro bambini). Non lasciamoli soli, aiutiamoli”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA