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E anche il Leoncavallo va da Papa Francesco

di Don Antonio Mazzi

Appena parliamo di giustizia, di fame, di senza fissa dimora, ci regalano l’appellativo di comunisti. Anche il Papa, ricevendo in Vaticano centocinquanta persone di ottanta paesi a rappresentanza dei “movimenti popolari” del mondo, per un convegno su “Tierra, techo y trabajo” (Terra, tetto e lavoro), sorridendo alla sua notissima maniera, ha detto: “È  strano ma, se parlo di questo, per alcuni il Papa è comunista”. Continuando: “Non si comprende che l’amore dei poveri è al centro del Vangelo e della dottrina sociale della chiesa”. E si è intrattenuto, picchiando sui problemi che lui, Papa, ama particolarmente. “Lottare contro le cause strutturali della disuguaglianza… non aspettare a braccia conserte aiuti ma far fronte comune contro gli effetti distruttori dell’impero del denaro… respingere le strategie per addomesticare i poveri… costruire con coraggio, ma anche con intelligenza, tenacia e senza fanatismo, nuove forme di partecipazione”. Tra i rappresentanti dei movimenti popolari c’erano anche “le mamme del Leoncavallo”. Non cediamo ai sensazionalismi, ma un po’ di meraviglia è d’obbligo. Chi conosce la storia del Leonka, mai avrebbe immaginato che Daniele Farina & c. fossero onorati di trovarsi tra le mura vaticane, a pochi passi dal Papa. Trentanove anni di battaglie, sempre vissute sul filo della illegalità, tra barricate, occupazioni abusive, scontri con tutte le istituzioni, fortemente intrisi di miscredenza, ed ora eccoli lì felici e onorati. “Questo Papa è una calamita. Ha impresso una svolta alla chiesa, ha una sensibilità diversa nei confronti degli ultimi”. Francesco conosce bene queste situazioni, le ha vissute sulla sua pelle e le ha incoraggiate e promosse. Non ha paura di dire: “Oggi voglio unire la mia voce alla loro e accompagnarli nella lotta. Affrontare lo scandalo della povertà non è ideologico”. Li ha salutati regalando loro il rosario. “Avete i piedi nel fango e le mani nella carne, odorate di quartiere, di popolo, di lotta. Spero tanto che questo vento da voi ispirato si trasformi in un uragano di speranza”. Se il mondo si è dimenticato di Dio Padre, lui non si è dimenticato del mondo e ha inviato Papa Francesco.


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