Politica & Istituzioni

Benedetto XVI e Saviano: la grandezza e la miseria

di Riccardo Bonacina

Sono davvero orgoglioso per quanto oggi la redazione ha prodotto per spiegare, commentare, contestuallizare la notizia che ha sopreso e turbato tutti, cattolici e non, in tutto il mondo: l’abdicazione del Papa Benedetto XVI. Qui trovate l’articolo che l’amico e collaboratore Lucio Brunelli scrisse per Vita quasi un anno fa, e che abbiamo riproposto pochi minuti dopo la notizia  e che fa capire come, probabilmente, fosse un’orizzonte ultimo e da molti anni, l’idea di poter lasciare il soglio di Pietro. Significativo, questo proposito, il gesto del Papa a L’Aquila il 28 aprile 2009, quando volle entrare nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio in condizioni critiche per il recentissimo terremoto e transennata, per un omaggio davanti ai resti di Celestino V, si soffermò in preghiera togliendosi il suo pallio pontifico e lo depone sul cristallo della teca (vedi foto).Tra le tante parole lette oggi mi ha molto colpito quanto Benedetto XVI disse durante una vista in una parrocchia romana il 4 marzo 2011: “Il papato è una funzione, importante, ma «non è l’ultima istanza». L’ultima istanza è il Signore”. Una considerazione che spinge alle estreme e ultime conseguenze quanto già disse un padre della Chiesa, Sant’Ambrogio:  ”Quoam multos dominos habet qui unum refugerit!” (guardate quanti padroni hanno quelli che non dipendono dall’unico Signore!). Già, perchè persino il papato può volgersi in idolo e in funzione che si esaurisce nell’esercizio del solo potere. Benedetto XVI ci ricorda quale sia la sorgente della libertà, la dipendenza da uno solo: il Sgnore delle cose e del cosmo.

Ora, sulla statura spirituale di questo Papa, sulla sua statura intellettuale di Benedetto XVI non è il sottoscritto a poter dare pagelle, basta Habermas o le dichiarazioni di grandi intellettuali marxisti come Pietro Barcellona, Paolo Sorbi, Mario Tronti, Giuseppe Vacca che con molta lucidità hanno colto come la critica al “relativismo etico”, che è certamente uno dei temi del suo papato, sia critica alla mercificazione. Scrivono: “Ma non è chi non veda come la lotta contro questa deriva della modernità costituisca l’assillo fondamentale della politica democratica, comunque se ne declinino i principii, da credenti o da non credenti”. Non è un caso che questo Papa sia l’unico ad aver sottolineato in questi mesi che lo spread di cui soffriamo è lo “spread sociale”, ovvero la diseguaglianza e la mortificazione dell’uomo. Si legga la breve antologia preparata dalla redazione di Vita.

In queste ore numerosi omuncoli e borghesucci, che non hanno idea di cosa sia la libertà, la coscienza del limite, il rapporto con il mistero del mondo e del destino, che non sanno che cosa sia la fatica e che in genere si accontentano di farsi prendere dai fondelli dalle dichiarazioni della politica ed hanno un rapporto col mondo quale quello dei peggiori voyeur, stanno in tv a sparare sentenze. giudizi. Sono stipendiati per questo dai loro padroni.

Tra i tanti guitti e omuncoli mi ha colpito la pagina Facebook di Roberto Saviano in cui leggo: “Mi dispiacerebbe se queste dimissioni, rese pubbliche ora e non dopo la formazione di un governo, fossero strategiche per la campagna elettorale: mostrare la fragilità della Chiesa per chiedere compattezza al voto cattolico. Sarebbe terribile se fosse così”. E non posso non riandare a poche settimane fa e ripensare alla coraggiosa ed eroica battaglia sua e di altri suoi amici affinche (udite udite) il Festival di Sanremo condotto dal compare Fabio Fazio non fosse rinviato per le imminenti elezioni.

Credo, comunque la pensiate, che non si può non riconoscere una dimensione di grandezza e di coraggio nella scelta di Benedetto XVI, così come non si può non notare la miseria della nota Roberto Saviano.

Amen


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