Politica & Istituzioni

Caro Letta, ma il “non avere alternative”, non è un valore

Riccardo Bonacina, sul suo blog, commenta la situazione politica e la fiducia appena incassata dal nuovo esecutiv

di Redazione

Ha ragione Enrico Letta quando nella sua replica al Senato prima del definitivo voto di fiducia ha avvertito «c’è un carico di aspettative assolutamente eccessivo rispetto all’oggettiva fragilità di ciò che abbiamo fatto e ci apprestiamo a fare e alla situazione che rimane di grandissima difficoltà ed emergenza. Se non c’è questa consapevolezza sbaglieremo». Da parte sua non ha lesinato il richiamo ai “limiti anche personali” oltre che oggettivi, veniamo da uno stallo istituzionale di 60 giorni, rispetto al compito assunto.

Non so se il neo premier si sia spaventato rileggendo a freddo le 36 cartelle del suo discorso alla Camera che disegnava un programma sontuoso a cui occorrerebbe ben più di una legislatura: il ridisegno del patto fiscale, il ridisegno del welfare, il ridisegno istituzionale tramite una Convenzione aperta, il ridisegno dei patti con l’Europa. E poi, misure urgenti per la crescita, misure urgenti sulla troppa tassazione (Imu e tasse sul lavoro), misure urgenti per il lavoro in particolare per quello giovanile, reddito minimo ai più bisognosi, rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e attenzione “alla galassia del 5 per mille” (letterale).

Insomma tanto, forse troppo, un grosso grasso programma, ben più corpulento, a me pare, del gigante Golia da lui evocato.

Oppure, il premier si è preoccupato per la prima polemica scoppiata a distanza di neppure un giorno tra i pasdaran Pdl dell’Imu (via subito e restituzione) e i passi incerti verso una pretesa ma sempre complicata equità di Franceschini e del Pd. Staremo a vedere, basterebbe che il suo governo facesse la metà di quanto promesso…

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