Politica & Istituzioni

Le parole non bastano

di Riccardo Bonacina

Grazie a Fabrizio Ravelli oggi ho avuto l’occasione di rileggere su Repubblica (Pagine di Milano) un brano di un autore che amo moltissimo, Carlo Emilio Gadda che nella sua “Meditazione milanese” (Scritta nel 1928 e pubblicata da Einaudi dopo la sua morte nel 1974) scrive: «Una difficilissima elaborazione e costruzione morale fatta di incredibili sforzi e auto inibizioni individuali e puri e leganti entusiasmi, darà una più perfetta socialità di quella in cui siamo oggi immersi (…) Una lentissima costruzione morale, una grande cultura, una chiara visione di infiniti problemi (…) e soprattutto una volontà tenace ed eroica potrà avviarci a una migliore socialità. Le parole non bastano e sdraiarsi nel comodo letto della vanità ciarliera è come farsi smidollare da una cupa e sonnolenta meretrice. Le “parole” tramutano in bestia chi si lascia affascinare dal loro tintinnio».

Già le parole non bastano, quante volte la cronaca (ma anche la vita, la nostra personale vita) si incarica di ricordarcelo.Lasciatemi condividere con voi pochi pensieri che a me paiono necessari, anche se abbastanza intimi.

Le parole non bastano ho pensando leggendo due settimane fa dell’aumento del 5 per cento dello stipendio dei giudici. In media, circa 8 mila euro all’anno in più con effetto retroattivo!. I magistrati, insomma, non conoscono crisi. Anche perché l’ha stabilito la Corte costituzionale. Cioè altri giudici. Per la Corte il blocco dell’aumento è un attentato all’indipendenza dei giudici, “una violazione del principio di indipendenza della magistratura, in quanto le decurtazioni dello stipendio, incidendo sullo status economico del giudice, creerebbero una sorta di dipendenza del potere giudiziario dal potere legislativo ed esecutivo, i quali finirebbero con il controllare, in maniera arbitraria, la magistratura e, quindi, a comprometterne l’indipendenza”.Un incremento del trattamento economico complessivo, da maturare entro il 2014 ma con effetto retroattivo dal 2012 (sic). Nel 2010, infatti, il governo Berlusconi aveva congelato per 5 anni gli aumenti per le toghe, con la Finanziaria che mirava a risparmiare un po’ di soldi. Ora, però, dopo ricorsi in tutte le sedi (Tar compreso), la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo quel provvedimento. E il decreto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. Già le parole non bastano: giusto per fare un esempio, un magistrato della Corte dei Conti che nel 2011 ha guadagnato 174.690 euro, dal 2012 incassa 182.287 euro. Alla faccia della crisi. E sono la categoria che conteggia il record dei giorni ferie 51! Avete presente Antonio Ingroia che dopo mesi di aspettativa per il suo flop politico si è messo in ferie al suo primo giorno di lavoro nel Tribunale di Aosta. Le parole non bastano e su questo tema non ci sono neppure le parole per raccontarlo, l’informazione ha taciuto.

Sul “comodo letto della vanità ciarliera” si sdraiano in molti, politici, assessori. Per un milanese come non pensare all’assessore ai Servizi sociali Pierfrancesco Majorino che promuove gesti inutili se non alla sua personale e perenne campagna elettorale e di autopromozione. Ad esempio il “Maggio sociale” o il conferimento della ‘cittadinanza’ simbolica di Milano a 200 bambini nati in città da genitori stranieri, senza mai produrre un vero atto, se non d’innovazione, almeno di governo sulle politiche sociali.

Sdraiatissimi tanti, troppi, colleghi che ogni sera fanno la morale a tutti in tv sezionando la vita di tutti e dimenticandosi o omettendo i vizi propri e i contratti su cui riposano e su salgono per le loro prediche e per seminare vento. Che si divertono a inchiodare il Paese su dibattiti insulsi, inutili. Dibattiti in cui dire “sto al Governo per provare a risolvere tre, quattro, cose urgenti” è cosa da stigmatizzare o buttare in ridicolo. privilegiando polemiche binarie (come tanti assurdi tes: eleggibile oppure no? Si tratti di Berlusconi o di Grillo).

Le “parole” tramutano in bestia chi si lascia affascinare dal loro tintinnio, ed è proprio così, persino quando si combatte una battaglia giusta, come quella contro le slot su cui siamo impegnati in prima persona. Quante vanità, quanta volontà di mettere bandierine personali e di gruppo, invece di mirare a un pur minimo e altrettando urgente risultato: una legge regionale e nazionale. Così partono le iniziative dalle piattaforme più strane e bizzarre, le leggi di iniziativa popolare (quando in Parlamento giace una proposta di legge dal 27 marzo scorso). Ognuno per sè e per la propria strada.

Per questo mi pare opportuno ricordare a me e a tutti un altro pensiero del grande Carlo Emilio Gadda, lo scriverà sei anni dopo la Meditazione, nel Castello di Udine  “Bisogna avere una realtà dentro di sé, per costituire una realtà più grande e più fulgida. Ma il senso del reale è virtù a che si perviene con fatica durissima. Primo sacrificio: la vanagloria”.

Coraggio, ricominciamo provando a partire non dagli ego ma da ciò che è l’unico vero fine del nostro fare, il bene della persona, dell’uomo, di ogni uomo uomo e donna. Noi, mettiamoci al servizio con tutti i mezzi, ma senza tramutarli in fini.

 


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