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I 3 miracoli di Christo

di Riccardo Bonacina

Le immagini che vedete, insieme a molte altre (qui una scelta), le ho catturate con il mio BB sabato 18 giugno quando grazie ad un angelo di nome Alex e un vero e proprio scafista sono stato prelevato a Clusane e depositato direttamente sulla passerella di Christo (l’artista bulgaro che di nome fa Christo Vladimirov Yavachev) a Montisola senza un secondo di coda, in un frangente, come potete vedere dalle immagini, di quasi deserto per una momentanea chiusura della passerella causa Vip e star hollywoodiane ospiti nella Villa dei Beretta sull’isolotto di San Paolo. Come annunciato, tra poche ore Flotaing Piers chiuderà (la sera del 3 luglio) dopo 14 giorni, è quindi il momento buono per tracciare un bilancio dell’evento. Lo facciamo dopo esserci stati (regola prima dell’onestà giornalistica) e con un po’ di rabbia dopo aver letto una quantità di giudizi supponenti e a casaccio da parte di chi ha accuratamente evitato di metter piede a Sulzano o Montisola. Credo che siano almeno 3 i motivi per cui a proposito di Floating Piers possimo gridare al miracolo.

  1. Il miracolo artistico. Opera d’arte o evento? È questo uno dei dibattiti più gettonati in queste settimane. Io direi che si tratta di una vera e bellissima opera d’arte agita come un evento. Quando nel dicembre 2015 Christo scelse Vita (insieme al New York Times) per parlare dell’opera (qui) sottolineò come “le nostre opere (ndr. Christo parla sempre al plurale per sottolineare la persistenza della presenza della moglie Jeanne-Claude, la compagna di una vita, morta nel 2009) sono fatte per parlare di altre opere. In questo caso il paesaggio meraviglioso che la circonda. L’opera è l’acqua, il cielo, le montagne, il verde dei boschi, Noi abbiamo “di- segnato” l’idea integrando questi elementi che vengono guardati e consumati ogni giorno e che non vengono percepiti pienamente nella loro bellezza”. In effetti la magnifica pennellata in tessuto larga 16 metri e lunga 3,5 kilometri color oro cangiante in arancione quando si bagna, è una sorta di evidenziatore, un di-segno  dinamico e quasi vivo che ti strappa dalla distrazione dell’abitudine per farti guardare, percepire e partecipare con una modalità del tutto inedita e unica ciò che sta attorno. Non succederà mai più di poter guardare il lago camminando sul lago, attraversandolo da Montisola a Sulzano o di passeggiare a filo d’acqua intorno all’isolotto di San Paolo. Di percepire il moto dell’acqua a piedi nudi, di assaporare i colori che mutano al cambiare del vento e allo spostarsi delle nuvole. In definitiva Floating Piers è un’opera d’arte di cui è possibile fare esperienza con tutti i cinque sensi e non solo con la vista. Dite poco? A me non era mai successo e non so, da lacustre quale sono, se mi capiterà mai più.
  2. Il miracolo della partecipazione. In molti hanno storto il naso per la troppa partecipazione. E non parlo delle migliaia di persone che hanno fatto file e fatiche, sentieri improbabili e sudate copise per raggiungere Sulzano (che errore concentrare tutto su Sulzano) e la passerella, non parlo delle famiglie intere in gita. Parlo di troppi intellettuali a riposo cui sarebbe piaciuto agire l’opera di Christo in “esclusiva”. È vero, Floating Piers chiuderà i battenti totalizzando, probabilmente, circa 1,2 milioni di presenze, più del doppio rispetto a quelle previste (la previsione era di 500 mila). Ma se questa a voi sembra una colpa… A me pare piuttosto la certificazione del desiderio di bellezza che vive in ciascuno di noi. Ora capiso di più quanto ci aveva detto Christo: «A tema metto sempre una cosa sola: la bellezza, un grande desiderio di bellezza. La bellezza ha bisogno di situazioni uniche, in un certo senso inimmaginabili. È questo che noi cerchiamo». A me ha messo gioia vedere quanto popolo c’era sabato scorso, Francesca che mi accompagnava mi ha detto: “Guarda, sono tutti contenti”. Appunto. Questo credo che valga quanto e di più dell’immensa rassegna stampa internazionale e del focus insistito dei media di tutto il mondo. C’è chi si lamenta del “mordi e fuggi” e magari non si è mai davvero preoccupato del nulla che si è fatto in dcenni e di un lago che è il più inquinato d’Italia (bocciato proprio oggi e una volta di più dalla Goletta dei laghi). Prendete cura del vostro territorio e sperate che il milione e duecentomila visitatori che hanno attraversato il quadro vivente di Christo tornino. Trovando un territorio più amato.
  3. Il miracolo economico. Ancora non riesco a credere come sia stato possibile nel Paese dei controlli Asl, delle burocrazie paralizzanti, degli stop sindacali, dell’ambientalismo dei no, che un artista abbia potuto procedere all’istallazione di 3,5 km di passerella senza protezioni, con controlli di sicurezza vigili ma discreti. Questo è il terzo miracolo di Christo. Ma come ha fatto? Certo c’è stata l’alleanza con i potenti locali (i Beretta, i Gnutti) la condivisione del progetto con Célant, tutti hanno fatto a gara per volerlo. Ma credo che il segreto stia nel modello economico di Christo, tutto quello che ha fatto lo ha fatto senza oneri per lo Stato e per le sue declinazioni locali. I 15 milioni necessari all’opera li ha messi lui, sono, forse, solo una parte di quanto incasserà vendendo i bozzetti dell’opera e le sue parti. I comuni hanno speso per attrezzare i Parking, allestire i servizi navetta, riassettare i prati e qualche piccolo parco per i bimbi (ma si poteva far molto meglio). Pare che la spesa sia stata di poco superiore ai 2 milioni. Resta da fare i conti su quanto tali elementari servizi renderanno ai comuni, vista la massa arrivata sul lago d’Iseo. Bisognerà fare i conti di quanto lasceranno sul territorio 1,2 milioni di persone arrivate nei 14 giorni. Bisognerà fare il conto di quanto renderà la promozione turistica mondiale che l’opera di Christo ha innescato. Alcuni studi parlano di un ritorno calcolabile in 46 milioni per il territorio solo durante i 14 giorni. Facciamo che siano solo 4 o 5, conoscete investimenti migliori? Una grande lezione, l’indipendenza economica è premessa indispensabile per la libertà. E la libertà è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per l’arte.


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