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Politica & Istituzioni

I numeri a capocchia di Matteo Salvini

di Riccardo Bonacina

Salvini, con l’approssimazione e il bullismo da social che lo contraddistingue, non solo gioca con la vita delle persone, gioca anche con i numeri. Due forme di ludopatia tanto più gravi quando un leader di partito abituato alle piazze e ai gazebo diventa Ministro dell’Interno e inquilino del Viminale.

Un esempio tra i tanti numeri alla rinfusa che Salvini usa, è quello relativo ai ricollocamenti che la Francia avrebbe dovuto garantire in base alle decisioni del Consiglio dell’Unione del 2015. 9000 secondo Salvini che ormai da tempo veste i panni del patriota de “noaltri” e ha incitato a urlare contro i francesi. Il numero di 9.000 è poi rimbalzato sui media un po’ a casaccio, chi ha parlato di 7000, chi di 8000. Insomma un caos. Proviamo a vederci chiaro.

In attesa di una revisione del regolamento di Dublino (in base al quale è responsabile della richiesta d’asilo di un profugo il primo Stato membro in cui vengono memorizzate le impronte digitali o viene registrata la richiesta) il programma di ricollocamento dei richiedenti asilo proposto dalla Commissione Europea (adottato con due decisioni del Consiglio UE nel settembre 2015) prevedeva, all’inizio, che in due anni (entro settembre 2017) 120mila migranti dovessero essere redistribuiti da Italia, Grecia e Ungheria nei vari Paesi europei in base a un sistema di quote. Poi l'Ungheria si sfilò come è noto.

Una cifra poi, vista la lentezza dei ricollocamenti e il diminuire della pressione migratoria grazie all'accordo tra Ue e Turchia, rivista al ribasso a 98.255. Per la Grecia, il totale previsto era di 63.302 persone, mentre per l’Italia di 34.953. Il totale per entrambi i Paesi è stato poi ridimensionato ulteriormente dalla Commissione UE nel 2017 portando a quota 35.245 in totale, la certificazione di un flop e della fine di ogni ipotesi di solidarietà europea. Una quota complessiva di 35.245 ricollocamenti è però una cifra a questo punto a portata di mano. Gli ultimi dati della Commissione Ue (giugno 2018) infatti dicono che sono stati compiuti oltre 34mila ricollocamenti (pari al 97% dei migranti aventi diritto), nei due anni previsti dallo schema, e ne restano da ricollocare ancora 554 tra Italia e Grecia.

Poi, si spera, si volterà pagina se l’Ue non vuole implodere o esplodere (ma che bella alternativa).

Detto questo i dati dell'Unione europea ci dicono che al 12 giugno ci sono stati 12.692 ricollocamenti dall’Italia, quasi un terzo della cifra inizialmente prevista (34.953 trasferimenti da effettuare entro settembre 2017) in base alla ridefinizione del meccanismo da parte delle istituzioni comunitarie. Circa il 40% del totale dei migranti ricollocati (5.435) sono stati accolti dalla Germania. Seguono Svezia (1.392), Olanda (1.020), Svizzera (920) che pur non essendo membro dell’Ue ha dato la sua disponibilità, Norvegia (816), Finlandia (778). Più indietro la Francia con soli 635 richiedenti asilo accolti. Polonia e Ungheria non ne hanno accolti, e per questo, assieme alla Repubblica Ceca (nessuno dall’Italia e 12 dalla Grecia), sono state deferite alla Corte di giustizia europea per la loro inadempienza nel luglio 2017. Malta, la Lettonia e la Norvegia hanno adempiuto interamente alle loro promesse.

In definitiva, se parametriamo l'impegno della Francia rispetto allo schema del settembre 2015, macherebbero 2.509 ricollocamenti. Ma siccome la cifra è stata poi ridimensionata per ben due volte, alla Francia mancherebbero “solo” poco meno di 500 migranti per assolvere agli impegni light assunti. E, caro Salvini, tra 9000 e 500 c'è una bella differenza. Soprattutto quando la cifra 9000 serve ad aizzare gli animi, pratica in cui l'ex comunista padano riesce assai bene.

E una nuova Europa non potrà certo nascere con questo tipo di sparate e con numeri buttati li a caso (?). Questo serve solo per farsi compatire. E ora rimettete pure gli elmetti, se si va.


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