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Politica & Istituzioni

I migranti tornano in Libia, occhio non vede cuore non duole

di Riccardo Bonacina

Avevamo dato conto ieri dell'ennesimo naufragio nelle acque libiche, nella cosiddetta zona Sar libica.

Ebbene, poco dopo la mezzanotte è terminato il trasbordo sul mercantile inviato da Tripoli in soccorso dei 100 migranti fermi nel Mediterraneo. Si tratta del argo Lady Sharm, battente bandiera della Sierra Leone. Le persone – tra cui venti donne e dodici bambini, uno dei quali potrebbe essere morto di stenti – sono state in balia del mare e del freddo per ore. Ore di angoscia che sono terminate con l’invio dei soccorsi: in serata il mercantile dirottato sul posto dalla Guardia costiera libica – su cui pare sia intervenuto personalmente il premier Giuseppe Conte – ha raggiunto la carretta, cominciando ad imbarcare i migranti. “Verranno portati in salvo nel porto di Misurata”, fa sapere in serata Palazzo Chigi, che in precedenza aveva sollecitato la guardia costiera libica affinché effettuasse quanto prima l’intervento.

Non importa che i migranti ieri continuassero a ripetere ai volontari di Alarm Phone (Associazione di attivisti nata nell’ottobre 2014 che mette a disposizione un numero di allarme a supporto delle operazioni di salvataggio): «Non in Libia, vi prego, non rimandateci là».

Giuseppe Conte, per tutto il giorno da Palazzo Chigi, ha premuto perché Tripoli intervenisse. Prima i libici hanno risposto di non avere motovedette. Il premier, attraverso l’intelligence, ha continuato ad insistere. Infine ha convinto le autorità di Tripoli a inviare in zona il mercantile battente bandiera della Sierra Leone, la «Lady Sharm», per iniziare le operazioni di trasbordo. «I naufraghi andranno a Tripoli», il tweet a tarda sera del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Esattamente dove chiedono di non andare per il terrore di essere chiusi nei centri di detenzione.

Una nuova tragedia è stata evitata, dopo i due naufragi e i 170 morti complessivi con cui si è aperto il 2019.

Il governo italiano e i governi europei possono continuare nelle loro bagatelle e nella lunga campagna elettorale sulla pelle di quei disperati in fuga.

Fratelli d'Italia e Movimento 5 Stelle possono lanciare la guerriciula contro la Francia all'insegna del “è sempre colpa degli altri, noi non c'entriamo”.

Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati oggi giustamente osserva che: «L’Europa è concentrata solo su come utilizzare il prossimo sbarco. È la sola verità in questa lunga vigilia elettorale. E intanto siccome le guerre continuano e i Paesi precipitano in situazioni economiche sempre più drammatiche, i movimenti continuano. Li puoi fermare per un certo momento, com’è successo lo scorso anno quando sono arrivate 23 mila persone, erano più di 100 mila nel 2017, ma il problema rimane».

Per chi ancora non sappia cosa succede nei campi di detenzioni libici valgano le testimonianze raccolte nel nuovo rapporto stilato dalla Missione di supporto dell’Onu in Libia (Unsmil) e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr). Il documento è basato sulla testimonianza di 1.300 persone intervistate tra il gennaio del 2017 e l’agosto del 2018 sulle condizioni di vita nei centri di detenzione per migranti in Libia.

Buona continuazione?


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