Politica & Istituzioni

Lo zig zag della Sea Watch 3 sul confine della nostra umanità

di Riccardo Bonacina

Non bastassero le inchieste lunghissime e costosissime che dopo anni di indagini lo hanno certificato: le Ong non sono un pull factor. Lo dicono ormai anche i desolanti numeri di un Mediterraneo in cui è stata fatta pulizia etnica delle Ong. Meglio non vedere e quindi non capire ciò che succede.

Ormai, le uniche due barche (diciamo barchette) che rischiano ancora la navigazione sono la Mar Jonio della piattaforma Mediterranea e la Sea Watch 3 che sono approdate nei nostri porti, in sei mesi, due volte a testa.

La Sea Watch 3 come è noto sta navigando al confine con le nostre acque territoriali e al confine con uno smarrito senso di umanità e di pudore da oltre 12 giorni con 42 persone esauste a bordo.

È impressionante guardare la cartina della sua navigazione che traccheggia a zig zag su quella linea sottile della nostra coscienza prima ancora che limite alle acque territoriali.

Dei 2.515 immigrati arrivati via mare in Italia nel 2019 le Ong ne hanno sbarcati solo 173, praticamente il 7 per cento. Le uniche due navi umanitarie rimaste ad operare nel Mediterraneo sono riuscite ad approdare in porti italiani solo quattro volte, due a testa.

A fronte del minimo storico di approdi da parte delle Ong, è in costante aumento il numero dei cosiddetti sbarchi fantasma. Sono già 1.104 i migranti arrivati con barchini, da soli o trainati da navi madre come il peschereccio sequestrato sabato dalla Guardia di finanza, o con le barche a vela che arrivano sulle coste di Sicilia, Calabria e Puglia dalla Turchia.

Poco più di 700 infine le persone soccorse e sbarcate in porti italiani da navi della Guardia costiera e della Marina militare.

Gli scafisti adeguano le loro strategie per continuare a rendere fruttuoso il business, da alcuni mesi rialimentato dai continui soccorsi di gommoni da parte della Guardia costiera libica: riporta indietro i migranti che finiscono per pagare più volte il viaggio.

E la rotta del Mediterraneo centrale si segnala ancora come la più pericolosa, nel 2019 muore un migrante ogni 10, nel 2018 ne moriva uno ogni 21.


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