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I regali di Ermanna Montanari e Marco Martinelli arrivano dal fondo di un pozzo

di Riccardo Bonacina

Oggi voglio raccontarvi di un libro e di uno spettacolo, con un po' di ritardo ma lo devo fare. Perchè mettere in comune le cose belle è anche parte del mio lavoro.

Una circostanza fortuita ha voluto che quasi in contemporanea, nel volgersi di una settimana, abbia letto il romanzo di Ermanna Montanari “L’abbaglio del tempo” (La nave di Teseo, pp 195. Euro 18), e visto “Madre”, un incontro davvero creativo di tre artisti, Ermanna Montanari, attrice e autrice con il compagno di scena e di vita, Marco Martinelli, Stefano Ricci, pittore e illustratore, Daniele Roccato, compositore e contrabbassista solista

“Madre” è più di uno spettacolo, è una creazione artistica live in cui la voce di Ermanna, le parole del testo, si intrecciano con il contrabbasso di Roncato (che struggimento quella Settima con l'archetto lancinante del contrabbasso!) e i disegni in progress del bravissimo Stefano Ricci. Dita, suoni e voce che si intrecciano in maniera mirabile dando vita ad vero evento. Madre non si mette in scena, ma in voce e suono. Dar vita a una creazione artistica è il vostro stilema ormai; andare oltre il puro farsi di uno spettacolo per proporre a chi è lì con voi di partecipare ad un atto creativo.
Bravo come sempre Marco Martinelli, grande regista ma anche bravissimo drammaturgo che nella costruzione del poemetto a due voci (scritto nei primi mesi del lockdown) incrocia due temi del nostro faticoso quotidiano, quello del rapporto con gli anziani (madre e figlio come due pianeti che non riescono più a parlarsi, letteralmente nella voce figlio senza più parola se non l’enumerazione di trovate tecnologiche), e quello della madre Terra che chiede all'uomo di essere ascoltata. “Mi senti?”, dice la Mamma-Madre che scivola sempre più in fondo al pozzo al figlio e all’intera umanità a indicarci che c'è un mondo in fondo al pozzo che chiede di essere ascoltato, che grida da laggiù con la voce dei boschi che sono stati segati e dei fiumi che sono stati avvelenati. “T’am sent? aprile bene le orecchie/ in ascolto del più piccolo rumore/di ogni fremito di vento! Nel pozzo sentirai/ la voce del giuggiolo/ e quella dell’acacia/ la voce del noce e del melograno/ e sentirai anche le grida dei boschi/ di tutte le foreste che hai segato/ di tutti i fiumi che hai avvelenato/ oh sì dovrai ascoltarli tutti quei lamenti“

Leggendo “L'abbaglio del tempo” mi è stato possibile poi, sia capire di più lo spirito antico e contadino che prende forma in “Mdre”, sia capire di più i suoni e le vicende che il poemetto racconta. Il pozzo è protagonista anche del suo romanzo autobiografico, non so se nella voce di Ermanna ci sia il ricordo di nonna Dora, ma di certo il suo romanzo è pieno di suoni. È un aspetto che mi ha davvero colpito, non mi è mai capitato di leggere pagine così sonore. Dai silenzi a tavola, agli ordini perentori del nonno, dalle ruote cingolate del Toselli, al cancello che sbatte, dagli spruzzi del flit al rumore dei temporali nella pianura, dal rumore dei cocomeri picchiati con le nocche per capire se erano maturi alle stonature dei tacchini.

Non so, se il romanzo così sonoro sia frutto della sensibilità estrema del suo udito da grande attrice e della vocalità inimitabile, o se per l'educazione al suono di suor Andreina, la madre superiora, come il romanzo racconta. Una madre superiora che tutti oggi ringraziamo per averci regalato una attrice grandissima.


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