Politica & Istituzioni

Gianfranco Rufa e gli altri barbari sul 5 per mille

di Riccardo Bonacina

Gianfranco Rufa, leghista laziale di rito Durigon, è lui il primo firmatario dell’ennesimo sfregio allo spirito e alla lettera di una norma di sussidiarietà fiscale introdotta nel 2006, il 5 per mille. A seguire le firme di altri senatori e senatrici leghisti come Romeo, Borghi, Borgonzoni, Calderoli, Fregolent sino alla z di Zuliani. Un manipolo di pasticcioni e incompetenti, a esser buoni, che una volta di più storpiano una norma introdotta da un governo a cui partecipavano e firmata dall’allora ministro delle Finanze Giulio Tremonti.Il pasticcio è passato con votazione a maggioranza in Senato e ora speriamo che alla Camera si ponga rimedio.

Dopo troppi anni di sperimentazione la legge di bilancio del 2015 rese stabili le risorse destinate al 5 per mille, che negli anni precedenti nonostante la norma si riduceva a un 4 per mille o anche meo, e poi il Dlgs. 111/2017 e il Dpcm del luglio 2020 hanno definito e stabilizzato il tutto. In entrambi i provvedimenti, il legislatore e il Governo hanno incardinato il 5 per mille nella più generale cornice della riforma del Terzo settore e del Codice ad essa connesso destinando i fondi previsti agli Enti iscritti al neonato Registro degli enti di terzo settore.

La proposta che ha avuto il via libera al Senato e che ora è alla Camera prevede invece che il 5 per mille, i cui fondi a bilancio già non coprono tutte le scelte dei contribuenti, alimentino il fondo per l'assistenza del personale di tutti i corpi dello stato (Polizia, Carabinieri, Finanza, Guardie carcerarie oltreche' Esercito, Marina e Aereonautica) modificando l’articolo 3 comma 1 del Dls 3/7/2017 che stabiliva che una quota pari al cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è destinata, in base alla scelta del contribuente, alle seguenti finalità:

a) sostegno degli enti di cui all'articolo 1 della legge, iscritti nel Registro previsto dall'articolo 4, comma 1, lettera m), della medesima legge;

b) finanziamento della ricerca scientifica e dell'università;

c) finanziamento della ricerca sanitaria;

d) sostegno delle attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente;

e) sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche, riconosciute ai fini sportivi dal Comitato olimpico nazionale italiano a norma di legge, che svolgono una rilevante attività di interesse sociale.

Ne consegue, come ha giustamente scritto Luigi Bobba che lo stravolgimento dl Senato è del tutto “estraneo alle recenti disposizioni legislative sia perchè si destinano non a soggetti della sussidiarietà orizzontale, ma a Corpi dello stato le risorse del 5 per mille; sia perchè addirittura si introduce la possibilità di avere anche dei beneficiari di tipo individuale, quali sono " i congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per cause di servizio o in servizio".

Per i senatori che hanno inciampato sulla norma di sussidiarietà fiscale e per i deputati che vorranno porvi rimedio propondo un ripassino su cosa sia Terzo settore, usando le parole della legge che per prima ha provato a definirlo giuridicamente, la legge 106/2016.

“Per Terzo settore si intende il complesso degli enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi. Non fanno parte del Terzo settore le formazioni e le associazioni politiche, i sindacati, le associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche”.


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