Fundrasing

AssifNext, 25 anni di storia e un futuro da changemaker

Una due giorni a Perugia ha celebrato i 25 anni dell'Associazione italiana fundraiser. Fra i temi, il rapporto con le fondazioni al di là dei bandi e con le aziende con un "manifesto per un’etica condivisa nei rapporti tra enti non profit, istituzioni e aziende". Eletto anche il nuovo direttivo

di Sara De Carli

Assif, l’Associazione italiana fundraiser, compie 25 anni. È una delle poche in Europa ad avere i fundraiser nel nome: tutte le altre nel nome e nel core hanno il fundraising. Hanno quindi molte più frecce nell’arco, forse, ma questa dichiarazione di appartenenza – che dice di un luogo vissuto come casa, prima e più che essere un genitivo di possesso – può essere ancora il punto di forza di una realtà che vuole mettere al centro le persone. Il 9 e 10 maggio, Perugia ha accolto AssifNext la due giorni organizzata per celebrare i 25 anni, guardando al futuro. L’assemblea dei soci, infatti, ha anche eletto il nuovo direttivo dell’associazione, che si riunirà per la prima volta il prossimo 23 maggio e designerà anche il presidente e il vicepresidente. Un appuntamento a cui Assif è stata chiamata in anticipo rispetto ai tempi, dopo le dimissioni del presidente Andrea Romboli e di alcuni consiglieri, lo scorso autunno. Michela Gaffo, responsabile fundraising in Fondazione Tender to Nave Italia, succeduta a Romboli alla presidenza, ha traghettato l’associazione a questo appuntamento, in un mandato fortemente improntato – come promesso – alla partecipazione attiva di ogni singolo fundraiser.

Qual era l’obiettivo di AssifNext, nel trovarsi ad unire il rinnovo del direttivo e la celebrazione dei primi 25 anni?

Volevamo raccogliere l’eredità dei 25 anni precedenti, che abbiamo ripercorso negli eventi online che ci hanno portato alla due giorni di Perugia, e da qui aprire lo sguardo in maniera esplicita verso il futuro della professione, dei fundraiser, del fundraising e dell’associazione. Abbiamo scelto di affrontare le sfide che oggi riguardano la professione: le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale, tutte le nuove tematiche sociali legate a diversità e inclusione. Abbiamo molto riflettuto sull’importanza delle parole e sulla necessità di iniziare a parlare in modo nuovo; sulle collaborazioni con le realtà filantropiche, penso in particolare alle fondazioni del territorio, Fondazione Perugia e la Fondazione per l’istruzione agraria; sui modelli di finanziamento e di azionariato popolare; su come si possano dare delle basi solide e comuni rispetto alla collaborazione con le aziende. Abbiamo gettato uno sguardo sul futuro, per capire come noi fundraiser ci possiamo rendere attori a tutto tondo in questo momento di trasformazione. Devo dire grazie ai tantissimi volontari – una cinquantina – che hanno contribuito alla organizzazione e realizzazione dell’evento.

Che cos’è il “Manifesto per un’etica condivisa nei rapporti tra enti non profit, istituzioni e aziende” che è stato presentato alla platea di Assif?

Nei mesi scorsi alcuni fundraiser, con il contributo anche di Carlo Mazzini che è socio Assif, hanno lavorato a un documento “base” che tutti i colleghi, di organizzazioni grandi o piccole, potessero utilizzare nella raccolta fondi che vede dei rapporti con enti privati di stampo profit, per attingere tutti a una stessa base comune. L’occasione è stata il “pandoro gate”, ma effettivamente quell’episodio ha reso evidente che di ragionare su quel tema ci fosse bisogno. Marta Pieri, Head of Corporate Engagement Oxfam Italia, che è una delle persone che ha lavorato attivamente a questo documento lo ha presentato per sommi capi: è ancora un documento in corso d’opera, ma chi l’ha redatto sta iniziando a condividerlo con i colleghi in relazioni one to one, non ancora con una presentazione pubblica vera e propria, con l’obiettivo di raccogliere dei riscontri. Credo che a breve verrà condiviso pubblicamente. La reazione di pancia dei soci Assif presenti a Perugia è stata unanime: all’apparenza sembra non esserci bisogno di un documento del genere, ma ragionandoci si capisce che ce n’è un gran bisogno, perché dobbiamo aumentare la consapevolezza rispetto alle basi culturali di questa relazione.

Da sinistra, Michela Gaffo, Sara De Carli e Marta Pieri

Alla Camera è in discussione il disegno di legge C. 1704​, proprio sul tema…

Proprio oggi Assif insieme ad altri soggetti sarà audita alla Camera su questo disegno di legge.

Assif arriva a queste elezioni un anno prima del previsto, dopo le dimissioni a fine ottobre del presidente Romboli e di alcuni consiglieri: chi è stato eletto nel nuovo consiglio direttivo?

Nel nuovo consiglio c’è stato un discreto rinnovamento, ci sono diversi nomi giovani, organizzazioni che non erano mai state nel direttivo come la Croce Rossa, dei consulenti… Nel nuovo consiglio con me ci sono Federico Petruio, Giulia Barbieri, Alessandro Silipigni, Claudia Costa, Alberto Almagioni, Anna Fabbricotti, Pietro Addis ed Eleonora Spalloni. Il 23 maggio ci sarà la prima riunione del nuovo direttivo, con la nomina del presidente e del vicepresidente. Mi sembra si possa dire che anche da questo punto di vista abbiamo vissuto un bel momento di partecipazione, nel segno di riportare la voce dei soci al centro. Consegniamo al nuovo direttivo un’associazione in buono stato patrimoniale e finanziario, con progetti consolidati e avviati e un processo di ricoinvolgimento dei soci attivo e funzionante. È stata un’assemblea molto partecipata.

Quali sono oggi le sfide per i fundraiser?

Per i fundraiser la sfida è quella di essere attori capaci di portare un mix di competenze nelle organizzazioni, che hanno a che fare con l’innovazione tecnologica e con un digitale che non tutte le organizzazioni ovviamente ancora padroneggiano allo stesso livello. C’è il tema dell’intelligenza artificiale che pone anche sfide etiche. Il tema del nostro ruolo nelle organizzazioni, perché in virtù della riforma del Terzo settore ci è chiesto di capire “di più”, anche oltre la raccolta fondi, per esempio gli aspetti commerciali che citavamo prima o quelli relativi alle attività diverse… E poi c’è da muoversi e ragionare in un contesto che vede la filantropia mutare: dobbiamo essere in grado di stabilire un nuovo rapporto di fiducia con i finanziatori di tipo istituzionale e con chi vuole finanziarci, al di là del vecchio modello del bando. E ancora come parlare dei nuovi linguaggi per dialogare con le nuove generazioni, che desiderano un coinvolgimento da protagonisti nel Terzo settore e non solo essere donatori: noi che protagonismo offriamo a chi desidera sostnerci?

E quelle per Assif?

Riuscire a coinvolgere i fundraiser nella propria attività; muoversi non da soli ma in collaborazione con gli altri attori istituzionali, a partire dal Forum Terzo settore e da Assifero; potrare in Italia una visione internazionale un po’ più ampia, provando ad avere anche un ruolo di maggior protagonismo in Efa. E poi il tema del lavoro e dei contratti, l’equità delle retribuzioni per i fundraiser dipendenti e il dare invece a chi vuole o si trova a fare il consulente gli strumenti per negoziare correttamente… E anche il tema della salubrità ambienti di lavoro dal punto di vista relazionale. Queste sono le grosse sfida che attendono Assif in futuro.

Le foto, da Assif, sono di Sergio Agazzi