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Attivismo civico & Terzo settore

Cara PA, occupati dei nostri giardini

di Elena Zanella

Non so, ditemi voi, ma non può essere solo una questione economica la gestione spartana del verde e dei giardini nelle nostre città! Proprio ieri ne parlavo con una mia collega, mamma come me di due bimbi in tenera età. Ci scambiavamo pareri, entrambe molto sconfortate nel vedere erba alta e giochi devastati dalla villaneria adolescenziale e da mozziconi fumati fino al filtro ma duri a morire. Pensavo di vivere un’eccezione, di tempo più che di luogo, ma a quanto pare è consuetudine. Perdonerete il giro di parole: insetti e luridume sono cosa comune, di Comune in Comune.

Ci pensavo tornando a casa. Nel percorso, mi sono fermata nei luoghi familiari e ancora una volta mi è montata la rabbia. Sono certa che quest’immagine renda in pieno il senso. Più di mille parole. Capisco e comprendo le difficoltà e i tanti problemi che un’amministrazione pubblica si trova a gestire ma offrire al cittadino un luogo confortevole e degno di essere vissuto, rientra tra questi oneri. Tra gli onori invece, la pretesa che il cittadino, dalla sua, sia rispettoso della cosa comune. Se, così non fosse, che paghi! La sanzione è un buon deterrente per educare al senso civico.

Se, invece, la questione è solo squisitamente economica, la soluzione c’è e ha diversi nomi: senso di comunità, responsabilizzazione comune, diversificazione e intercettazione di entrate diverse a dispetto del patto di stabilità. Il fundraising, lo dico da fundraiser, è di certo una strada percorribile: se da una parte mette un’amministrazione pubblica nella condizione di pensare alla sostenibilità del proprio territorio nel lungo periodo (cosa di cui il cittadino elettore sarebbe grato), dall’altra la giunta risponderebbe in modo adeguato alle pretese del cittadino elettore che l’ha voluta lì e per cui le sarebbe altrattanto grato. Insomma, per dirla da bar, si unirebbe l’utile al dilettevole. L’efficacia all’efficienza.

Albert Einstein diceva “Non esistono grandi scoperte né reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice”. Ridimensionando un po’ il senso e i propositi universali, credo valga anche per le condizioni in cui noi comunità di adulti facciamo giocare i nostri bambini e il grado di attenzione che investiamo nella cura e nella gestione dell’infanzia. I bambini di oggi saranno gli uomini di domani e, come tali, il frutto di quello che sono stati, di ciò che hanno visto e delle scelte che noi “grandi” abbiamo compiuto per loro. Nel bene e nel male.

Se vogliamo davvero che qualcosa cambi e che i cittadini di domani abbiano sicurezza, piste ciclabili, aria pulita, pannelli solari e via di questo passo, cara PA comincia per prima e dai il buon esempio. Prima, però, che si arrivi allo scempio.


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