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Lettera di una mamma a Babbo Natale

di Elena Zanella

E’ la notte di Natale.

Questa sera di ritorno dalla cena della Vigilia a casa della nonna, ho scoperto il tetto panoramico della mia auto. Ho chiesto a mio figlio Flavio di guardare in su, mentre io mi occupavo di tenere gli occhi fissi sulla strada. Flavio ha 5 anni. Sei a gennaio. E’ un bambino allegro e divertente. E anche buono. Di quella dolcezza furba che rende tanto fiera una mamma. Non smetto di guardarlo e mi si gonfia il cuore di tenerezza quando mi parla e mi inonda di pensieri vispi e coerenti a loro modo. E così è anche stasera, mentre gli chiedo di scorgere il cielo e di avvisarmi se ti vede passare sulla tua slitta.

Eh sì perché, caro Babbo, tu arriverai di qui a poco e lui non vuole che lo trovi sveglio.

E’ la notte di Natale. Flavio aspetta i tuoi doni perché è stato un bambino buono e se li merita. Pur con i suoi capricci, se li merita tutti i doni che tu, Babbo, hai preparato per lui perché è giusto essere un po’ capricciosi alla sua età. Quando cresci, non ti è più concesso e se ti viene concesso è perché forse hai sbagliato età o forse solo contesto, così, semplicemente. E così, domattina avrà alcune cose tra le tante che affollano la sua mente di bimbo.

E ancora una volta, vedrò i suoi occhi pieni di stupore. Vedrò la gioia sul suo volto, una gioia libera da ogni condizionamento.

E mi chiedo fino a quando avrò la fortuna di vederlo così e fino a quando potrò permettermi di proteggerlo dal tanto di brutto che ci circonda. Finché posso, non voglio che sappia. Non voglio che sappia che esiste l’uomo nero che fa male ai bambini. Non voglio che sappia che ci sono bambini che crescono troppo in fretta e altri che non cresceranno più.

Lo so, sono un’egoista forse. Ma in fondo sono solo una mamma come altre, con le sue debolezze e con la voglia di abbracciare e tenere stretto a sé il proprio cucciolo, con il desiderio, questo sì, che cresca sereno e diventi un uomo equilibrato. Che cresca uomo saldo con princìpi sani e che faccia, in futuro, la sua parte come può. Che protegga quei valori che cerco, insieme al suo papà, di trasmettergli.

In quel momento forse potrò rasserenarmi e forse potrò anche smettere di preoccuparmi per lui, forse…

Babbo, Flavio ora dorme sereno e ti aspetta. Accanto all’albero troverai biscotti, latte e zuccherini per le tue renne. Ti chiedo che viva ancora per un po’ l’illusione della tua presenza. Preservalo dal male. Questo è il dono che ti chiedo per me perché tra tutto il bene che c’è, perché comunque c’è, la serenità di un figlio è il bene più grande.

Una mamma.

 


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