Sostenibilità sociale e ambientale

Siamo tutti gretini

di Gianluca Testa

Terrapiattisti di tutto il mondo, unitevi. Ci sono scie chimiche da combattere e rettiliani con cui fare i conti. Solo finzione? Macché. C'è chi è ha puntato il dito contro Greta Thunberg, la giovane svedese che combatte contro i cambiamenti climatici, convinto che su quel volto pulito e intelligente siano riconoscibili tracce aliene. Ebbene sì, Greta è davvero un extraterrestre. Perché nessuno, né gli ambientalisti né tantomeno i politici, avrebbe mai potuto raggiungere la stessa autorevolezza nel trasmettere messaggi così lucidi e chiari.

Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno, lasciate perfino questo fardello a noi bambini."

Giovane, convincente, consapevole. La saggezza di questa ragazzina è sconvolgente e a molti fa paura. Tremano i polsi a tutti quegli adulti che hanno preferito etichettare le nuove generazioni come dei bamboccioni senza speranza. Una mandria di sdraiati più attratti dalla playstation e da instagram piuttosto che dalle questioni sociali e politiche. «Che si occupino d'altro questi choosy senza arte né parte, che alle cose serie pensiamo noi» avrà pensato qualcuno. Peccato che siano solo pregiudizi. Errori spesso infondati e reiterati che in questa palude mediatica fanno sprofondare nelle sabbie mobili. Eppure c'è chi continua a pestare i piedi, su e giù, convinto che prima o poi ne uscirà vivo.

Greta fa paura, eccome. Tanto da far desiderare alla giornalista e scrittrice Maria Giovanna Maglie di metterla sotto con la macchina. Rita Pavone immagine la piccola grande Greta come un personaggio da film horror, mentre Giampiero Mughini non crede alle favole raccontate «da una qualche e vispa sedicenne». E prima che il Libero del duo Feltri-Senaldi titolasse in prima pagina "La Rompiballe va dal Papa" (con la R maiuscola) citando infine Lino Banfi ("Vieni avanti Gretina"), su La Verità c'era stato un Marcello Veneziani che aveva invitato tutti i giovani manifestanti per il clima a "non fare i gretini".

Spaventa che un anno fa ci sia stata una ragazzina di quindici anni che ha deciso coscienziosamente di esercitare il diritto a scioperare piazzandosi di fronte al parlamento del proprio paese ogni venerdì. Settimana dopo settimana, mese dopo mese. Spaventa Bella ciao – una canzone ormai solo coverizzata e cantata in certi nostalgici raduni – e spaventa che le sue parole siano state cambiate e rese internazionali per una battaglia che i partigiani probabilmente avrebbero sostenuto. Spaventa contare le migliaia di piazze di tutto il mondo in cui milioni di studenti hanno marciato affinché s'intervenga concretamente per combattere il riscaldamento globale.

Il perché di un'adesione così massiccia? Questo sciopero non ha colori né bandiere, non ci sono partiti o associazioni a promuoverlo e sostenerlo. Solo un motto, che poi è anche un hashtag: #FridaysforFuture. Non c'è da sorprendersi se l'assenza dei partiti e delle associazioni corrisponde a un successo di partecipazione. A confermarlo ci sono i numeri, a partire da quelli dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, che ha condotto un’indagine sui temi ambientali. Più di otto giovani su dieci sono disposti a cambiare le proprie abitudini e a ridurre al minimo gli sprechi per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici, sette su dieci scelgono prodotti di aziende sostenibili e poco meno della metà conosce esattamente cosa significa "sviluppo sostenibile". E questi sarebbero i bamboccioni?

Ma c'è di più. La stragrande maggioranza, circa l'ottanta per cento, è poco attratto dalle associazioni che oggi sono impegnate su questi fronti e solo il 19% fa volontariato. Insomma, hanno meno fiducia nelle istituzioni e nei governi. Probabilmente perché li ritengono (legittimamente) in parte responsabili di un disastro sempre più imminente. Anche questa consapevolezza fa paura. Forse è per quello che molti s'affannano nel tentativo di mostrarsi al fianco di Greta (sebbene, come dice lei, «non sto facendo tutto questo per far scattare dei selfie a chi m'incontra»). Forse è per questo che sul suo conto è stato detto e scritto di tutto. Qualcuno le definirebbe fake news, qualcun altro bufale, altri ancora invocherebbero il reato di diffamazione.

Dapprima hanno cercato di smontare il fenomeno Greta Thunberg facendo leva sulla disabilità (sindrome di Asperger), poi dicendo che è manipolata, che è massone, che dietro di lei ci sarebbero potenti lobby, che sarebbe sostenuta da Rothschild, che è un extraterreste. Che, che, che. Perfino sulle manifestazioni sono state diffuse foto che mettevano in evidenza plastiche e cartacce abbandonate dopo i cortei. Avrebbero dovuto dimostrare l'inciviltà di quei giovani che lottano contro i cambiamenti climatici. Peccato che gli scatti, per quanto veri, fossero decontestualizzati e riferiti a tutt'altri momenti.

Strumentalmente Greta è stata associata anche al movimento NoTav. Una sua foto (ritoccata) è diventata virale prima di assumere varie declinazioni. Quella scritta (skolstrejk för klimatet, ovvero "sciopero della scuola per il clima") in Toscana si è perfino trasformata in "Pisa merda". Campanilismi.

E così, mentre la borraccia rossa che l'accompagna nei viaggi in treno è spuntata anche durante la sua visita in Senato e in attesa del prossimo 24 maggio (secondo sciopero globale per il clima), pur sospendendo ogni giudizio su chi l'ha proposta al Nobel per la pace, ecco che anch'io mi unisco fieramente alla schiera dei gretini. Sperando di non essere né il solo né l'ultimo.


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