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La cura dell’esser-ci

di Maria Laura Conte

“La SV è invitata all’evento in presenza …”: cominciano ad arrivare inviti a eventi o corsi che specificano questa condizione, cioè che siamo chiamati a presentarci completi. Mente, voce e corpo. Se “prima” non ce n’era bisogno, ora questo dettaglio va specificato. La nuova normalità nel giro di poche settimane ha imposto che potenziali assembramenti di persone (riunioni, presentazioni di libri, festival) avvengano di prassi online. Ormai è sottointeso. Quella che era l’eccezione limitata a casi particolari (un relatore che, impossibilitato a viaggiare, si collegava via web) è diventata la norma per tutti, con timidi tentativi di ripristino dell’usanza di incontrarsi faccia a faccia.

Ma in questa specificazione, “in presenza”, si intravede un mondo: in-presenza come esserci, essere qui, in un luogo e in un tempo. Esserci come entrare in relazione con gli altri, possibilmente senza lasciare indietro nulla di noi.

Spingendosi un po’ sull’orlo, ci si affaccia a un’indagine filosofica antica e mai conclusa, una pista di decollo per chi avesse voglia di inseguire la propria curiosità. Quando il virus ci ha chiusi in casa non abbiamo potuto rinunciare a sentire la voce degli altri. Le parole, le voci, hanno permesso la manutenzione delle relazioni costrette alla distanza. Perché sono abili, sanno tenere accesa l’attenzione reciproca, trasferendo capitali.

C’è addirittura chi nella voce ha individuato l’essenza stessa del nostro essere, tanto è vero che non possiamo mai veramente camuffarla. Nella voce spuntiamo fuori sempre noi, nella nostra verità. “Una voce significa questo – scriveva Calvino in “Un re in ascolto” – c’è una persona viva, gola, torace, sentimenti, che spinge nell’aria questa voce diversa da tutte le altre voci”. Nel suo costante restare in ascolto nel suo palazzo, quel re scopre quanto una voce sia capace di rivelare l’unicità dell’essere umano.

Ma pur così potenti, voci e parole non sostituiscono mai la presenza, anzi quasi la pretendono, alimentandone la nostalgia. Ed ecco infatti che tornano gli incontri in-presenza.

Gli inviti a esser-ci: a muoverci da casa e spostarci altrove con tutto di noi, le nostre idee e le nostre parole, non separate dai nostri gesti, il nostro modo di occupare lo spazio, di affossare le rughe della fronte, di sfiorare un orecchio quando qualcosa non torna, di alzare lo sguardo o nasconderlo…

Esser-ci, essere presenti: non vorrei disturbare il riposo di Heidegger, ma quando il filosofo analizzava l’esser-ci e le sue declinazioni, l’essere con gli altri, la differenza tra avere cura e prendersi cura, offriva lenti per guardarci in azione. Suggeriva in anticipo che se qualcuno ci invita “in presenza”, potrebbe non essere così scontato. Rimandava a una coscienza diversa dell'essere presenti che, dopo la pandemia, potrebbe sorprenderci, svoltando verso una coscienza vigilante, verso la cura come attenzione libera all’esserci dell’altro. Senza sprechi di tempo.

L'essere dell'Esserci si rivela come Cura

M. Heidegger

Mentre l’incontro virtuale si è preso la parte del protagonista perché è “sicuro”, e si promuovono training su come risplendere anche in una conference call, nell'estate dopo Covid torna e pretende di essere riconosciuta la differenza della presenza.

Pierluigi Cappello non aveva nell’orizzonte questo nostro tempo, ma lo sfiorava già quando scriveva Ombre: “E qui, mentre intere città si muovono/sulle piste ramate degli hardware (le nostre conference in rete?)/e il presente irrompe con la violenza di un tavolo rovesciato/
mio padre torna per sempre nella sua cerata verde/bagnata dalla pioggia e schiude ai figli il suo sorridere/…che portava in casa un odore di traversine e ghisa/e …meno solo mi pare di andare”.

In versi puliti si dispiega la presenza: lo schiudere del sorriso, la cerata verde, la sensazione della pioggia, l’odore di traversine e ghisa.

Perciò spacca la presenza: aggiunge senso al nostro andare.

E ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza

F. Battiato

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