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Investimenti formativi per giovani imprenditori ‘sociali’

di Luigi Maruzzi

Negli ultimi tempi mi è capitato di partecipare a tre iniziative legate fra di loro da qualcosa che solo ora  riesco a mettere a fuoco: vissuta dalla parte dei protagonisti, potrei descriverla come una forte voglia di rinnovamento sociale.

(1) Nel primo dei tre incontri mi trovavo in veste di speaker di fronte ad una platea di ‘artisti’, provenienti da varie regioni d’Italia, che avevano seguito un percorso formativo “a tappe” su vari aspetti che riguardano la gestione delle attività che ‘stanno dietro le quinte’: reperimento delle risorse, programmazione delle varie iniziative, comunicazione e  implementazione.

http://www.fondazionemilano.eu/pagine/progetto

(2) Lo scorso mese di gennaio ho potuto assistere ad un interessante incontro con aspiranti ‘imprenditori’ (questa volta vestivo i panni di semplice osservatore, anche se ‘insider’).  In platea circa 300 presenti cercavano di carpire dagli ospiti/testimonial tutti i segreti per passare da un’intuizione ‘tecno-scientifica’ ad una vera e propria realtà economica.

http://eyetechcomunicazione.wordpress.com/2013/01/31/startup-revolutionary-road-il-progetto-che-incentiva-17mila-giovani-italiani/

(3) La terza iniziativa, che si è tenuta a febbraio, ha visto il coinvolgimento di alcune selezionate associazioni nonprofit, già operanti sul territorio da qualche tempo attraverso l’offerta di un ‘catalogo’ piuttosto ricco di servizi/prodotti culturali: dalla danza al belcanto, dal teatro alla musica strumentale.

http://www.fondazionecariplo.it/it/progetti/arte/Funder35/funder35.html

Il fatto che tutte e tre godessero del sostegno economico da parte di enti pubblici e fondazioni (di origine bancaria, come Cariplo)  merita di essere ricordato, ma non costituisce il motivo principale che ha attirato la mia attenzione. Sono altre caratteristiche che mi permettono di parlarne come se si trattasse di una rosa di eventi omogenei.

Prima di tutto, mi sono sembrati significativi alcuni aspetti che fotografano la sfera individuale dei partecipanti, come la loro età (giovani, max 35 anni) e provenienza geografica (almeno dieci regioni, sud e isole comprese).  In tutti loro mi è parso di poter cogliere quella magia intangibile che si chiama passione e talento. Parliamo di persone che hanno accettato di giocarsi le proprie chance a costo di una instabilità occupazionale e che – su questa base motivazionale – sono più pronte di altre a trasformare lo svantaggio del precariato in una vera leva di flessibilità.

Ma quello che mi ha colpito maggiormente è stata la scelta (chiara, determinata) di mettere al primo posto la necessità di irrobustire l’organizzazione. Insomma, c’è una buona consapevolezza circa il fondamentale ruolo giocato dagli aspetti organizzativi per la riuscita di una nuova attività. Strutturare bene la propria organizzazione si rivela fortemente utile per affrontare con più sicurezza l’alternanza delle congiunture, per approcciare con maggiore cognizione i vari soggetti finanziatori, per ‘confezionare’ più efficientemente la propria offerta, per raggiungere una conoscenza più approfondita della clientela e dell’ utenza.  Grazie all’opportunità di un contatto diretto, ho potuto constatare che l’insufficiente preparazione sulle tematiche economico-finanziarie resta uno dei punti di debolezza maggiormente critici.

Mi piace pensare che le tre iniziative contribuiscano a tracciare un paradigma ideale che partendo da una figura come “l’imprenditore di se stesso”, estende lo spazio disponibile nella possibilità di diventare imprenditori  “con altri” e culmina in una rinnovata prospettiva favorevole all’idea che l’impresa possa essere creata “per gli altri”. Il nonprofit offre una straordinaria occasione di aggregazione che, pur dovendo ‘fare i conti’ con l’obbligo di adottare un determinato modello organizzativo, esprime le sue migliori potenzialità quando applica logiche di apertura.

So che non basta riconoscere semplicemente il fenomeno, accontentandosi di studiarlo a distanza. Occorre impegnarsi per consegnare la ‘cassetta degli attrezzi’ ad un numero crescente di persone che hanno deciso di impiegare in ambito sociale parte delle proprie capacità, energie e – perché no? – risorse patrimoniali.  Nei casi più semplici si tratterà di accompagnarle nella stesura di un progetto. Se poi la complessità e gli obiettivi sono particolarmente sfidanti, bisognerà ricorrere a rappresentazioni più sofisticate come, ad esempio, un business plan (sebbene molti dichiarino di conoscerlo, pochissimi in realtà sanno predisporlo e gestirlo).

Nel contesto Cariplo questo tipo di esperienze sta trovando un terreno fertile. Per il 2013 è in programma un nuovo incontro, a metà strada tra formazione d’aula e laboratorio, non riservato ai soli soggetti finanziati ma aperto a chi si accosta ai bandi erogativi per la prima volta. Si parlerà di tutte quelle attività che vengono prima del progetto vero e proprio, con abbondante uso di oggetti poco ‘amati’ (ma assolutamente ‘ricostituenti’) come tabelle, formule e schemi. No narrative, please.


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