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Giovanardi&Riccardi, questione di stili

di Claudio Di Blasi

Pochi giorni fa è stato depositata in Parlamento la “Relazione sull’organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile” relativa all’annualità 2011.

E’ tradizione che tale relazione sia introdotta da alcune righe da parte di chi detiene, all’interno del Governo, la delega sul servizio civile. Quest’anno lo spinoso incipit è toccato ad Andrea Riccardi, che  ha adottato un approccio molto diverso rispetto all’introduzione di un anno fa del suo predecessore, Carlo Giovanardi. Una differenza di “approccio stilistico”: se Giovanardi guardava con ottimismo al futuro del servizio civile, Riccardi pone l’accento sulle difficoltà economiche e finanziarie che si hanno davanti. Differenze anche “contenutistiche”: le righe di Giovanardi sono incentrate sul rapporto tra servizio civile e “Difesa della Patria”, termine quest’ultimo che non compare una volta una nello scritto del ministro Riccardi.

Giovanardi nelle sue paginette dell’anno scorso non utilizza mai le parole  “formazione dei giovani”, che al contrario Riccardi mette al centro della sua riflessione. Ma al di là di queste forse eccessive comparazioni linguistiche, ciò che mi ha colpito nelle righe del Ministro Riccardi è un’affermazione, ovverosia “la maturata convinzione che occorra ripensare senza indugi ad un nuovo sistema, capace di autorigenerarsi per garantire ad un numero sempre maggiore di giovani l’opportunità di crescere nei valori della solidarietà”.

Ora, il verbo  “rigenerare” nella lingua italiana ha significati quali “rinascere a nuova vita”, “formare nuovamente,  da parte di un organismo, di parti cadute o amputate”, “far ritornare qualcosa o qualcuno in efficienza”.

Mettere davanti a tale verbo l’elemento “auto”, che esprime il significato “di sé stesso” o “da sè”, rafforza il concetto che l’azione di rigenerazione dovrà essere attuata dagli attori del sistema del servizio civile, con risorse proprie. Dulcis in fundo, Riccardi segnala come abbia reperito quelle risorse che serviranno “a stabilizzare il sistema per il biennio 2012-2013”.

 Mi permetto a questo punto una vulgata del Riccardi pensiero in tema di servizio civile:

1)    il Paese sta vivendo una difficile situazione economica, le risorse sono scarse e ce ne saranno sempre meno;

2)    il Governo ha reperito alcuni fondi per stabilizzare il sistema servizio civile per il prossimo biennio, ovverosia sino alla fine del 2013. Dopo il 2013 nulla si dice, e ne deduco che al momento pertanto nulla ci sia;

3)    il “sistema servizio civile”, se vuole sopravvivere, deve pertanto mettere in cantiere azioni di “autorigenerazione”: ovverosia gli attori del sistema (enti del privato sociale, enti locali, Regioni, giovani) devono individuare risorse proprie per garantire non solo la sopravvivenza, ma anche la crescita del servizio civile.

Insomma, è una sorta di “preavviso di sfratto”: due anni per inventarsi qualcosa di nuovo, e non fate conto che al termine di questo preavviso vi siano risorse statali a disposizione.

Si ha un bel dire di “autorigenerarsi”: il problema è come farlo. Ma questa è un’altra storia… magari ne scriviamo la prossima settimana.


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