Attivismo civico & Terzo settore

La rana bollita e la generazione zero

di Claudio Di Blasi

Non vi apprestate a leggere una ricetta di cucina lombardo emiliana: in tal caso la rana verrebbe fritta (e vi assicuro che è buonissima).

No, il principio della “rana bollita” è una delle dieci strategie della manipolazione sociale, stilate dal filosofo Noam Chomsky.

Non sto a ripetervi la storiella… potete gustarvi una versione divertente (e “politicamente corretta” dal punto di vista animalista) a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=iVCLub-EDjw .

Il concetto è semplice: quando un cambiamento è effettuato in modo sufficientemente lento e graduale, tende a sfuggire all’attenzione, a non suscitare nessuna reazione e opposizione.

Le similitudini tra la nostra povera ranocchia ed il servizio civile sono preoccupanti.

Dai tempi delle città stato sumere il livello di attenzione politica ad una problematica è direttamente proporzionale alle risorse che la comunità le destina.

Le risorse non sono limitate o limitabili a quelle di carattere finanziario: l’attenzione può essere di carattere politico (essere ad esempio un argomento fortemente dibattuto in Parlamento), oppure vi possono essere riconoscimenti formali (la “premiazione” di cittadini che attuano determinati comportamento sociali ritenuti encomiabili).

Nulla di tutto ciò è avvenuto per quel che riguarda il servizio civile.

In modo graduale e silente le risorse finanziarie assegnate al servizio civile sono diminuite, anno dopo anno.

E, anno dopo anno, il ministro ed il sottosegretario di turno annunciavano il reperimento di alcuni spiccioli, al fine di non cuocere definitivamente il ranocchio.

Buon ultima è arrivata la ministra Kyenge che, dopo aver proclamato urbi et orbi la sua richiesta di destinare al servizio civile risorse aggiuntive per 110 milioni di euro, se ne è visti assegnare una ventina scarsi.

L’aspetto tragicomico della vicenda è che la ranocchia, per bocca dei grandi enti di servizio civile, ha ringraziato commossa la ministra, che in tale modo ha fatto abbassare la temperatura dell’acqua da 90° a 89°.

Se diamo un’occhiata al fronte “riconoscimenti formali”, notiamo anche qui un “nulla di nuovo” degno del celebre romanzo di Remarque.

Una ventina di ragazzotti e ragazzotte che sfilano baldanzosi alla parata del 2 giugno, alcuni accenni fumosi negli ampollosi discorsi delle alte cariche istituzionali.

Non per essere crudeli, ma a ben pensarci sono gli stessi enti a guardarsi dal dare rilevanza ai giovani in servizio civile: credo che si possano contare sulle dita di una mano le realtà che in questi anni hanno “caratterizzato” il volontario in servizio civile con un badge o una spilletta, in modo da farlo apparire come “serviziocivilista” nella quotidianità.

Naaaa, sciarpe e cappellini li si utilizza per “fare colpo” sul parlamentare o il ministro in visita: non sia mai che il “normale” cittadino utente si accorga che usufruisce di un qualcosa grazie ai volontari del servizio civile, e non per la gioiosa macchina da guerra del comune y o dell’associazione z.

Tanto per aggiungere un poco di legna sotto al pentolone della nostra povera ranocchia, da un due anni buoni Parlamento e Governo cincischiano sulla questione dell’accesso al servizio civile dei privi di cittadinanza.

Suvvia, un minimo di senso del pudore: abbiate il coraggio di prendere una decisione in merito.

Se guardiamo il numero dei parlamentari teoricamente favorevoli, per scelta politica o etica, a tale “allargamento del diritto”, la modifica legislativa dovrebbe passare con una sorta di standing ovation.

Inizio a sospettare che i sopra menzionati parlamentari si guardino bene dal far conseguire il fatto legislativo alle dichiarazioni di principio, perché molto più prosaicamente sentono che gran parte del loro elettorato non apprezzerebbe la loro scelta…. e capaci che si vada a votare nel giro di qualche mese.

Opppsss, visto che parliamo del nostro organo legislativo, qualche riga la si dovrebbe dedicare alla riforma di questa povera normativa sul servizio civile.

La tastiera di questo pc non subirà danni irreversibili per eccessivo utilizzo, visto che in proposito bastano tre parole, tratte dalla lingua spagnola: nada de nada.

Tra porcellum o doppio turno, fine del tunnel o deflazione conclamata, Berlusconi da interdire o Renzi che finge di chattare più veloce della luce…. insomma presi tra tali amletiche e fondamentali questioni, quanto tempo volete che resti ai nostri onorevoli rappresentanti da dedicare a qualche sparuta decina di migliaia di giovani?

Ma la nostra ranocchia scalcia ancora, alla faccia della temperatura.

Da poco sono passati i 30 giorni canonici per presentare domanda, al fine di divenire volontari in servizio civile.

Si mormora, da Nord a Sud del Bel Paese, di un vero e proprio assalto ai forni: gli enti sono stati assediati dai giovani, con un aumento delle domande presentate che in alcuni casi ha superato il 200% di incremento rispetto a due anni fa.

Per il lavoro che mi sono scelto, ne ho visti parecchi di questi ragazzi e ragazze.

Dotati di curriculum da urlo oppure alla ricerca disperata di un qualcosa da fare, muti durante i colloqui ovvero imbavagliati dal selettore perché non la smettono più di parlare, belli o brutti, vestiti in modo casual oppure dotati di accessori “limited edition”…. uno spaccato di quella che mi piace chiamare “generazione zero” (a loro modo sono i reduci di un nuovo conflitto mondiale, e J Ax mi perdonerà il plagio… la canzone è carina, val la pena di ascoltarla http://www.youtube.com/watch?v=GvkxiHnX7n4 ).

Un dato li accomuna: la “difesa della Patria” è un termine a loro completamente sconosciuto… meglio ancora, è loro totalmente indifferente… e si sa che l’indifferenza è atteggiamento più corrosivo dell’odio.

In verità qualcuno di loro ha utilizzato il termine “nazione” come ragione della loro scelta di essere volontari in servizio civile, ma dubito che dessero a tale sostantivo lo stesso significato che ritroviamo nei discorsi delle massime cariche istituzionali della Repubblica Italiana.

La “nazione” di questi giovani coincide con il territorio e la comunità: è un’appartenenza al limite dell’ identitario, rafforzata da vincoli amicali, famigliari, di “classe di età”.

 Sarà per questo motivo che le uniche “istituzioni” che investono sul servizio civile sono le Regioni e gli enti locali: Regione Lombardia, Regione Toscana, Provincia di Trento le più attive ed attente, non solo finanziariamente ma anche come livello di attenzione politica.

La ranocchia, prima di finire bollita, nello stagno ha lasciato qualche uovo…. ed i girini regionali paiono non solo vispi, ma desiderosi di prefigurare un futuro migliore dell’attuale presente.

 

 


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