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Attivismo civico & Terzo settore

Servizio civile obbligatorio a rischio “fuffa”

di Claudio Di Blasi

Non capita tutti i giorni che il segretario del maggior partito italiano dedichi una riflessione complessiva al tema del servizio civile, e che ciò avvenga nel corso di un’intervista televisiva in prima serata.

Basterebbe questa semplice considerazione a dare rilevanza a quanto dichiarato da Matteo Renzi nel corso del suo intervento a “Che tempo che fa” dello scorso 22 dicembre.

Analisi del contesto e del testo

Un’intervista durata 30 minuti, dove un giornalista non certo “ficcante”, Fabio Fazio, ha dato modo al neo segretario del Partito Democratico di delineare il programma politico del maggior partito di governo per il 2014: domande accattivanti, battute simpatiche e poco mordaci… insomma di scintille ne sono sprizzate ben poche.

In questo ambiente favorevole, Matteo Renzi ha tracciato una road map di quello che intende fare, partendo dalla priorità nazionale: il lavoro, o meglio la sua mancanza.

Non è questa la sede per aprire un dibattito sul “contratto di lavoro unico”.

E’ tuttavia interessante evidenziare che a questo tema Renzi dedica oltre 12 minuti sui complessivi 30 dell’intervista, affrontando la questione con continui riferimenti al rapporto tra giovani generazioni e mercato del lavoro, formazione al lavoro, nuovi settori produttivi (turismo, internet, nuove tecnologie).

Vi sono inoltre alcune “affermazioni chiave” rese da Matteo Renzi, che vogliono segnalare agli ascoltatori lo “stile” del nuovo segretario del Partito Democratico: uno stile che viene applicato al tema specifico “lavoro” e che costituisce la “firma digitale” del programma illustrato nell’intervista.

Ho provato ad enuclearne alcune: “parliamo in modo concreto”, “è importante semplificare”, “non torniamo alle discussioni ideologiche”, “questo è il paese che la prima cosa che fa: le tasse”.

Sono affermazioni da tenere presenti: sarà interessante calarle nello specifico del tema servizio civile.

Servizio Civile e Europa, ovvero Servizio Civile è Europa

Dopo il “lavoro”, Matteo Renzi inizia ad affrontare il tema “Europa”, ed in specifico il prossimo semestre di presidenza a guida italiana: il raccordo è dato dalla questione della “web tax”, un’imposizione fiscale che per Renzi potrebbe mettere a rischio lo sviluppo occupazionale del settore telematico. Per Renzi la questione va affrontata in un contesto europeo.

Renzi afferma “Arriviamo al semestre europeo (a guida italiana, nda)…ragioniamo di web tax. Ma però, mi permetta, parliamo anche di servizio civile europeo”

E da questa frase, per circa 2 minuti, il cardine del ragionamento di Matteo Renzi non è più il lavoro, ma il servizio civile obbligatorio.

La cornice è innanzitutto quella dell’Europa: il servizio civile obbligatorio serve per creare “un’idea di cittadinanza europea” (precisamente “diamo l’idea di una cittadinanza europea”).

Occorre creare “valori comuni” : il servizio civile obbligatorio svolto dai giovani europei è uno degli strumenti per raggiungere questo obiettivo (“diamo l’idea che siamo un insieme di valori, non solo un insieme di congegni fiscali”)

Servizio civile obbligatorio in Italia, per il lavoro.

Matteo Renzi non intende aspettare Bruxelles: il servizio civile obbligatorio iniziamo a farlo “intanto in Italia”, il tutto all’interno di un “pacchetto” (costituito da argomenti quali la cooperazione internazionale, i diritti civili, ecc. ecc.) correlato strettamente all’altra tematica, il lavoro e la formazione al lavoro.

Come si declini nel concreto questo “servizio civile obbligatorio” italiano è poco chiaro: Renzi si limita ad affermare che sarà svolto nel “terzo settore” e che permetterà di “dedicare tempo alla comunità”, in particolare ai soggetti deboli (vengono citati disabili ed anziani).

L’esposizione renziana qui inizia a perdere di lucidità: non collega i “valori comuni” europei e l’esperienza italiana, che comunque si intende avviare, in una serie di attività che esemplifichino la proposta.

Non casualmente, l’argomento viene abbandonato e, grazie al compiacente assist di Fabio Fazio, si passa a ragionare degli affitti d’oro gravanti sugli uffici del Parlamento.

E’ a questo punto interessante applicare al tema “servizio civile obbligatorio” alcune delle affermazioni chiave di Matteo Renzi, magistralmente utilizzate quando affrontava il tema lavoro, ovvero: “parliamo in modo concreto”, “è importante semplificare”, “non torniamo alle discussioni ideologiche”, “questo è il paese che la prima cosa che fa: le tasse”.

Servizio civile obbligatorio ovvero “questo è il paese che la prima cosa che fa: le tasse”

Lo Stato raramente decide come il cittadino debba impiegare il suo tempo di vita.

Storicamente abbiamo un caso in cui il “tempo di vita” viene alienato dallo stato: la leva militare, in cui si obbligano i cittadini a difendere lo Stato da aggressioni, esterne o interne.

In tempi più recenti si è aggiunta la “istruzione”, ovvero l’obbligo di dedicare i primi anni del tempo di vita alla formazione scolastica: potremmo definirla un’alienazione, da parte del pubblico, della potestà genitoriale, anche perché indirizzata a soggetti non emancipati (non a caso l’obbligo agli studi in Italia vale sino al compimento del sedicesimo anno di età, in cui scatta il concetto di “minore emancipato” ovvero non soggetto alla potestà dei genitori).

L’argomento è talmente delicato da essere stato affrontato in apposite convenzioni internazionali: ricordo l’articolo 5 della Carta dei Diritti Fondamentali della Unione Europea per cui “nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio”.

Voglio inoltre ricordare il termine “corveè”: ovvero la prestazione di servizi tramite giornate di lavoro gratuito… una sorta di “tassa pagata in tempo di vita”.

Da questa prospettiva, Matteo Renzi con il suo servizio civile obbligatorio propone di creare una nuova tassa, imponendo il suo pagamento in natura, ovvero “tempo di vita”, da parte delle giovani generazioni. Se mi posso permettere… una forma particolarmente odiosa di esazione fiscale.

Al di là della “spiacevolezza” della proposta (del resto quale obbligo risulta essere piacevole?), è arduo inquadrare la proposta del servizio civile obbligatorio nella prima delle “corveè”, ricordate nelle righe precedenti.

L’Italia si troverebbe nella singolare posizione di aver da un lato sospeso la leva militare obbligatoria , sostituita dalla scelta volontaria di arruolamento nelle Forze Armate da parte del cittadino, mentre dall’altro obbligherebbe i cittadini a forme di “leva” che solo in senso lato sono riconducibili alla difesa, così come classicamente intesa dal consesso internazionale.

E’ quindi ipotizzabile una “fragilità legislativa” elevata, e non credo che giovi all’immagine internazionale del Bel Paese il fatto di essere considerato lo stato dove i cittadini sono costretti a lavorare gratuitamente.

Più solida appare l’ipotesi di legare il servizio civile obbligatorio alla formazione.

Esemplificando, si potrebbe innalzare l’obbligo formativo dai 16 ai 17 anni, specificando che l’ultimo anno debba consistere in un periodo di servizio civile.

Una scelta del genere risolverebbe il problema del “lavoro forzato”, ma avrebbe necessità di una vera e propria rivoluzione copernicana nel sistema di formazione e istruzione italiano. Tanto per elencare alcune questioni che si porrebbero:

a) gestione del servizio civile obbligatorio coinvolgente soggetti minorenni (ovvero coloro che a 16 anni terminano il percorso di formazione “tradizionale);

b) gestione di meccanismi di rinvio del servizio civile obbligatorio per motivi di studio (è irrealistico ipotizzare che uno studente liceale sedicenne interrompa il percorso d’aula, faccia un anno di servizio civile, e poi riprenda a studiare);

c) legame tra formazione scolastica ed attività di servizio civile obbligatorio (mi auguro che siano passati i tempi del “suoni il pianoforte? Ed allora va a pelare patate!”)

Insomma, una sfida degna delle dieci fatiche di Ercole, ed un’ennesima riforma del sistema scolastico italiano.

Rimane indubbio un fatto: dalle giovani generazioni la proposta del servizio civile obbligatorio avrà un giudizio negativo.

Le tasse saranno la più bella invenzione dell’umanità, ma non mi sovviene un esempio storico in cui siano state accolte con gioia e tripudio…..

Una nuova tassa che costringesse a cedere parte del proprio tempo di vita risulterà essere ancora più spiacevole… oltre a essere in perfetta continuità con le logica “ed allora istituisco una tassa”, logica da cui Matteo Renzi intende smarcarsi.

Servizio civile obbligatorio ovvero “è importante semplificare”

Ma pensiamola in positivo, e per un attimo immaginiamo che la proposta del segretario del PD superi secche e scogli del diritto internazionale e del sistema scolastico italiano.

La nuova normativa sul servizio civile obbligatorio dovrà dare risposta ad una prima domanda: chi rientra nella categoria “obbligato”?

Ai tempi della “naja” lo erano solo i maschietti e, di questi, circa il 30% veniva esonerato durante la visita di leva.

Dopodiché, occorreva districarsi in una selva di leggi e circolari, che stabilivano innumerevoli casi di rinvii ed esoneri, per le più svariate ragioni di equità sociale: dallo studente universitario al figlio di madre vedova, dall’appartenente a nucleo famigliare con già un figlio “alle armi” sino a giungere alla fatidica “promessa di assunzione” o al vivere in aree colpite da eventi calamitosi.

Una prassi mutuata dai tempi antichi.

Già le milizie istituite da Filiberto di Savoia prevedevano meccanismi del genere: all’epoca erano più schietti e sinceri, per cui era previsto che l’abbiente comprasse il “tempo di vita” dell’ultimo dei contadini, al fine di garantirsi l’esonero.

Prendo in parola Matteo Renzi… l’importante è semplificare.

Per cui questo servizio civile obbligatorio lo devono fare tutti, ma proprio tutti: uomini e donne, disabili e normodotati, lavoratori e disoccupati, poveri e ricchi, stranieri o con cittadinanza, celibi/nubili o maritate/ammogliati, con o senza prole.

Qualsiasi sia la condizione fisica, sociale, economica o famigliare…. zac, l’Europa chiama, molli tutto e ti fai il tuo bel servizio civile.

In tal modo non solo si eviteranno furbizie e raccomandazioni, ma anche la spesa per commissioni mediche, strutture per valutare l’idoneità fisica, apparati burocratici che debbano rispondere a istanze di rinvio o esonero.

Stiamo ragionando su un bacino di obbligati di circa 500.000 (cinquecentomila) persone l’anno… sarebbe il caso che fossero maggiorenni, al momento della “chiama”, ma questo porrebbe qualche problema con il raccordo al sistema di istruzione, come abbiamo visto nelle righe precedenti.

Qualche altro problemino potrebbe sorgere da situazioni quali:

a) il rifiuto di svolgere il servizio civile obbligatorio (accadrà al 100% degli appartenenti a determinati credi religiosi, quali i Testimoni di Geova)… li mettiamo in carcere?

b) la difficoltà per determinati nuclei famigliari a campare in mancanza di chi porta a casa lo stipendio…. creiamo un apposito sussidio?

c) l’esigenza di trovare il “posto giusto” per ogni singolo arruolato… non è che posso prendere un giovane in carrozzina e farlo diventare membro dell’equipaggio di un 118, non credete?

d) l’esigenza di trovare un posto a tutti: ricordo che negli ultimi tempi del servizio civile obbligatorio, molti obiettori di coscienza rimanevano a casa per mancanza di posti in cui mandarli… e ai tempi si dovevano “piazzare” solo 80.000 giovani.

I casi da elencare potrebbero continuare per alcune pagine… ma evitiamo i dettagli, l’importante è semplificare. Torniamo al fatidico numero di 500.000….

Servizio civile obbligatorio ovvero “parliamo in modo concreto”

Muovere una massa di 500.000 persone non è cosa semplice… chiedetelo a chi organizzò il Festival di Woodstock, cui parteciparono 400.000 spettatori, per tre sole giornate.

Si tratta di “chiamare” tutte queste persone, dirgli dove andare e a fare che, verificare che ci siano andati e ci rimangano, beccare i renitenti, sanzionare chi fa il furbo dopo esserci andato.

Insomma, occorre un apparato, anche nel caso in cui si eviti la patata bollente dell’arruolamento, visto che non ci sono alternative al “fare il servizio civile obbligatorio”.

Voglio essere ottimista, ed immaginare che un singolo funzionario di questo futuro apparato “gestisca” una media di 1.000 giovani: quindi di circa 500 funzionari, con uno stipendio mensile netto di € 1.200 su 15 mensilità e un lordo annuo di circa 30.000 €…. sono 15 milioni annui.

Aggiungiamo altri 10 milioni di euro per le spese quali sede, mobilio, rimborsi vari, utenze, ecc.

Insomma, con 25-30 milioni di euro l’anno ce la si cava per la struttura…. se si è la reincarnazione di Henry Ford .

Poi ci sono i giovani in servizio civile obbligatorio: anche qui siamo ottimisti e pensiamo ad un servizio civile obbligatorio della durata di dieci mesi, come negli ultimi tempi della leva obbligatoria. A questi giovani andrebbe garantito (la cifra tra parentesi è il costo della singola voce):

  • assicurazione (34 €);

  • rimborso viaggio da e per domicilio con mezzi pubblici (30 € mese, totale 300 €)

  • un pasto giornaliero (80 € mese, totale 800 €)

  • un “soldo” mensile… anche loro berranno un caffè o si fumeranno una sigaretta (100 € al mese, meno di 4 € al giorno, totale 1.000 €)

E’ vero, si tratta di somme risibili (chi oggi in Italia spende 30 € al mese per recarsi al lavoro?), ma siamo in tempi d crisi, ed ognuno è chiamato a fare la sua parte.

Il totale è di 2.134 €, che moltiplicato per 500.000 porta ad una previsione di spesa di 1 miliardo e 67 milioni.

Insomma, con 1,1 miliardi di euro annui (la previsione è ottimistica, ma non voglio fare il menagramo) tutto l’ambaradan starebbe in piedi.

Non considero, proprio perché ottimista, alcune questioni, come ad esempio il trattamento pensionistico (chi ha fatto la leva obbligatoria si ricorda che il periodo veniva riconosciuto come “contributo figurativo”… che ha un costo effettivo, a carico delle casse dello Stato e dell’INPS).

Ricordo, come paragone, che lo Stato Italiano ha investito sul piano “Garanzia Giovani” meno di 250 milioni di euro annui, per il biennio 2014-2015.

Servizio civile obbligatorio ovvero “non torniamo alle discussioni ideologiche”

Forse Matteo Renzi ha fatto suo il vecchio slogan sessantottino “siamo realisti, chiediamo l’impossibile”… al di là del merito, sarebbe un bel segnale.

Più prosaicamente, con il servizio civile obbligatorio forse vuole aggiustare qualche numero spiacevole.

Gli obbligati alla leva, così come gli obbligati allo studio, non sono considerabili come “privi di occupazione” : pertanto il servizio civile obbligatorio porterebbe in dote un anomalo calo del tasso di disoccupazione giovanile.

Ancora più prosaicamente, la promessa di fornire annualmente, a costo zero, centinaia di migliaia di braccia al terzo settore può essere allettante, elettoralmente parlando, quanto quella di “un milione di posti di lavoro”: di patti del genere sono lastricate le vie delle campagne elettorali.

Ma se prendiamo “sul serio” quanto proposto da Renzi in tema di servizio civile obbligatorio, è inevitabile rendersi conto che ciò dovrà comportare effetti rivoluzionari sul sistema di istruzione e formazione, nonché sullo stesso bilancio della Repubblica, effetti paragonabili alla presa della Bastiglia durante la rivoluzione francese.

Lasciamo da parte le discussioni ideologiche, ed attendiamo pazientemente che il segretario del PD declini la sua proposta nel concreto.

In caso contrario potrebbe realizzarsi a sue spese un altro slogan, questa volta del movimento del ’77: “una risata vi seppellirà”.

Tutto il resto, per dirla alla toscana, è fuffa.


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