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Scegliete Tito o Vespasiano?

di Giulio Sensi

Pecunia non olet è la celebre espressione latina oggi ancora molto in voga. La frase è attribuita a Vespasiano, a cui il figlio Tito aveva rimproverato di avere messo una tassa sull’urina raccolta nelle latrine gestite dai privati ( i “vespasiani” appunto). Una tassa cospicua per l’erario dal momento che dall’urina veniva ricavata l’ammoniaca necessaria alla concia delle pelli. Vespasiano, contestato dal figlio per quel tipo di tassa, mise le monete riscosse dal primo pagamento davanti al naso, pronunciando la famosa frase. Mi è venuta banalmente in mente quando ho letto che la Snai, società leader in Italia per la gestione delle scommesse sportive e ippiche, dà la possibilità a giocatori d’azzardo e scommettitori online di devolvere qualche briciola delle giocate a progetti benefici. Peraltro non è la prima volta che Snai sostiene cause benefiche (lo fa da anni con Telethon). Stavolta deciderà alla fine della campagna come ripartire le cifre raccolte a favore di tre realtà: Telethon, Lega italiana fibrosi fistica e la Casa famiglia Malaika (Tanzania) a seconda delle preferenze espresse dagli scommettitori. Potere della partecipazione.

Si sa, per parte del non profit italiano “pecunia non olet” già da tempo, ma qui entrano in gioco le campagne e la sensibilizzazione contro scommesse e gioco d’azzardo, divenute ormai piaghe sociali. L’interrogativo, secondo me non scontato, è il seguente: i soldi provenienti dalle scommesse sono sporchi? Le società benefiche dovrebbero rifiutarli? Voi che ne pensate? Scegliete Tito o Vespasiano?


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