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Solidarietà & Volontariato

Qualunquista ex post

di Giulio Sensi

Et voilà, ecco il nostro Belpaese. Spaccato irrimediabilmente, non sta insieme nemmeno con il Super Attak. E se la colla era l’asse Monti-Napolitano, et voilà, il barattolino si è seccato sulla punta e non esce più nulla. E siccome il giorno dopo siamo tutti sociologi e scienziati della politica, siccome si continua a guardare solo in alto, aspettando che il battito d’ali della farfalla di un Grillo provochi la tempesta a Palazzo Madama, o che gli smacchiatori di giaguari si facciano mettere all’angolo dalla bestia feroce, l’involontario guarda in basso.

Siccome tutto questo, io vi riporto cosa ha detto mio nonno: “certo che l’italiani son tutti biscari, si son fatti fregà un’altra volta”. Gli stavo per rispondere: “non tutti gli italiani…”, ma non me la sono sentita. Perchè in queste ore il moto di disgusto più forte l’ho provato ascoltando quelli che davano la colpa agli italiani, il “non ci hanno capito” va di moda. Mai che si pongano il seguente dubbio: “ma se agli italiani gli facessi schifo, o non sapessero nemmeno della tua esistenza?”. E i candidati della lista Ingroia, e Ingroia stesso, hanno vinto solamente in questo, nello scaricare su altri le colpe di un capitale umano e politico di qualità raso al suolo con i meccanismi della solita vecchia politica. Complimenti.

E siccome il fortunato Post qualunquista puntava il dito proprio contro gli italiani, siccome parlava di frattura generazionale, siccome aveva un motivo di speranza. Siccome tutto questo, proviamo a continuare a sperare.

Io vivo fra la gente di una città di provincia, conosco come pensa chi vota Berlusconi. Non lo ha votato perchè si aspettava che l’Imu gli fosse rimborsata, lo ha votato perchè nel suo orizzonte temporale e di vita gli fa meno paura degli altri. Perchè non crede che gli interessi di Berlusconi siano dannosi per lui/lei. È tutto molto semplice: non temono Berlusconi, e lo stimano sempre meno. Ma non vedono alternative. Anzi, chi vede alternative ne aveva una molto efficace all’astensione: Beppe Grillo e i suoi fans.

Ma siccome chi ha cannato gli exit poll si fa pagare molti soldi, io butto giù la mia analisi approssimativa, tanto è gratis. Il Paese è diviso in tre grandi poli. Si, questo è evidente. Il “polo Berlusconi” è stato votato in silenzio da persone silenziose, anche oneste. Di età generalmente avanzata, non sentono da vicino i problemi dei giovani e i nodi del futuro del Paese. E fondamentalmente hanno paura che la sinistra, intesa come Bersani, gli metta le mani nel portafogli come credono abbia fatto Monti. Per carità, poi c’è anche chi crede ancora in Berlusconi come 20 anni fa. La comunicazione di Berlusconi, così mi improvviso anche sociologo della comunicazione, si basa su azioni e posizioni semplici e concrete. Efficaci. Come quella di Grillo: una fa presa in una fetta di Paese, l’altra in una fetta speculare: giovane, senza punti di riferimento solidi, ex-tanti, neo-tutti. Sveglia: il Movimento 5 Stelle lo hanno votato tanti, ma l’unica cosa che hanno in comune è che non digeriscono più le solite vecchie facce. E sono il primo partito.

Grillo ieri sera, sorprendentemente calmo e quasi rassicurante, ha detto una cosa interessante: “è una guerra generazionale”. Vecchi contro giovani. Ricchi contro impoveriti, aggiungo io. Sarà vero? Le diseguaglianze sociali sono intergenerazionali, ma tendono sempre di più a polarizzarsi anche secondo un criterio anagrafico.

Alla faccia dell’anno dell’invecchiamento attivo e della solidarietà fra le generazioni che si è celebrato nel 2012. Se la “società civile” avesse lavorato di più ad avvicinare questi mondi sempre più contrapposti -e anche il volontariato ha le sue forti responsabilità nel non promuovere più spazi di confronto e costruzione della coesione sociale, ma solo di chiedere, chiedere, chiedere ai candidati o assessori o ministri di turno-, forse questa frattura sarebbe un po’ più lieve. Ma c’è, è inutile girarci intorno. Così come è innegabile che uno dei fattori di insuccesso di tutte le formazioni di sinistra consista proprio nell’apparire statici e di non avere appeal, di riproporre sempre le stesse ricette, di dare centralità a temi che toccano solo il loro zoccolo duro e i compagni di un tempo. Non se ne può più.

Allora chi è stato decisivo in queste elezioni? Dal mio punto di vista lo stesso blocco sociale che continua a tenere in ostaggio il Paese e a falciare le gambe dei propri giovani. E’ un blocco eterogeneo, ma ha in comune alcune qualità: essere in avanti con gli anni, avere proprietà mobiliari e immobiliari che danno un certo grado di tranquillità, vivere la dimensione privata in maniera assolutamente dominante rispetto a quella pubblica, avere posizioni lavorative ancora piuttosto confortanti o essere in pensione con una pensione più o meno dignitosa.

Perchè nessuno ci fa un’analisi su quanto pesano le diseguaglianze, in termini materiali e di opportunità, sul voto? Si capirebbero molte cose.

Poi ci sono anche gli impoveriti e molto altro, certo. Ma il blocco sociale è quello, non perdiamolo di vista. L’ho sentito oggi parlare mentre aspettava che si alzassero le sbarre del passaggio a livello. “Toh, hai visto, ce l’ha rifatta. Ma tanto chi c’è oltre a lui? Grillo?”. Il treno è passato sopra il resto della conversazione, e ne sono stato sollevato. Io le conosco queste persone: pensano fondamentalmente alla Grecia come ad un problema lontano. Non sanno d’economia, se non per la gestione dei conti familiari, credono che lo spread sia solo una brutta parola, ma non sono totalmente contrari ad un cambiamento in alto, tanto è vero che erano attratti da Renzi.

E siccome io non faccio politica partitica, ma vivo fra la gente, ne ho sentiti tanti a Milano e nell’hinterland che speravano in Renzi. E vi assicuro, non erano dei delinquenti. Ma allo stesso modo in cui speravano in Renzi, non avevano nessunissima intenzione di fare politica, di mettersi in gioco, di cambiare. Stanno alla finestra, ad osservare il vento, senza capire che è il vento ad usare loro per farsi più o meno forte.

Ma allora questo ingovernabile Paese come lo si tiene insieme? È quasi impossibile, bisogna tagliare con l’accetta. Qualcosa è possibile fare: piazza pulita. C’è anche il sole qua oggi, pensiamo positivo, via!

Silenziosamente, responsabilmente, pacatamente, fatevi tutti un passo indietro, di qualsiasi parte politica siate. Voi che avete la testa per farlo. Fate spazio alle nuove generazioni, dateci fiducia. Dimettetevi in blocco da tutto. Sarà bellissimo, sorprenderete tutti. Rimanete a dare una mano, avete molto da insegnare. Ma la faccia levatecela. Date spazio ai 20-30-40enni. Buttateci nella mischia, non abbiate paura. Coltivate quelle poche gocce d’entusiasmo che ci sono rimaste. Aiutateci a ripopolare gli spazi della politica e della comunità, non quella urlata e vuota di contenuti, ma quella che unisce e costruisce. Che sa parlare a tutti, che naviga con la bussola della Costituzione, che dice cose chiare e radicali. Accompagnateci, con rispetto e amore. Sbaglieremo molto, forse tutto. Ma almeno il baratro ce lo saremo costruito da soli.

 


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