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Solidarietà & Volontariato

C’è bisogno di servizio civile

di Giulio Sensi

I dati non saranno scientifici o rappresentativi, ma se guardiamo al numero di domande giunte ad alcuni enti che hanno progetti di servizio civile finanziati dalla Regione Toscana si rimane impressionati.  Il bando si è chiuso qualche giorno fa e le richieste sono state le più alte, pare, di tutti i tempi. Lo comunica l’Anpas, che ha avuto 524 domande per 104 posti, 5 per 1 mentre in passato il dato era arrivato a 2,8 per ciascun posto. Lo conferma anche il Centro Nazionale per il Volontariato a Lucca che ha avuto per alcuni progetti domande anche dieci volte superiori ai posti da assegnare.

Negli ultimi anni c’è stata un’impennata della voglia di fare servizio civile. I primi bandi nazionali, che ricordiamo avevano molte risorse e quindi decine di migliaia di giovani in più da impiegare, dimostravano una minore proporzione fra domande e posti disponibili. Erano altri tempi e serviva ancora tempo.

Oggi le cose sono cambiate: il servizio civile nazionale si è affermato, gli enti hanno capito pienamente la sua utilità, i giovani hanno maggiore dimestichezza con questa possibilità e soprattutto c’è una platea molto più ampia di ragazzi dai 18 ai 28 anni che hanno pochissime possibilità di impiego in qualche modo retribuito e vedono nel servizio civile un ottimo, e utile, modo per prendere tempo, guadagnare qualcosa e farsi un’esperienza. Ma dobbiamo ricordare sempre che il servizio civile è un percorso di formazione alla cittadinanza, non solo un percorso formativo né tanto meno un’esperienza lavorativa.

E gli enti stessi, i quali ormai hanno strutturato pezzi di piani di attività intorno all’apporto dei giovani in servizio civile, hanno bisogno e voglia di allargare le loro basi operative con il servizio civile, tanto da finanziare anche in proprio alcuni progetti come stanno facendo Anpas e Codacons solo per fare due esempi.

In questo contesto le risorse sono ancora incerte, mentre il governo con la riforma del terzo settore ha avanzato, come noto, la proposta di servizio civile universale per arrivare ad “arruolare” fino a 100.000 giovani, vale a dire ipoteticamente tutti quelli che vorrebbero farli. I nodi da risolvere sono ancora molti, come è emerso chiaramente anche ieri nel corso delle audizioni alla Commissione Affari Sociali per la riforma del terzo settore. Quello delle risorse è solo uno, importante. Per non parlare dell’integrazione, e distinzione, da compiere con altre misure rivolte ai giovani.

È vero: il servizio civile non è e non deve essere un lavoro. Ma in una fase storica come questa, in cui i giovani in Italia dovranno ancora per diversi anni vagare a vuoto alla ricerca di un impiego, diventa un’occasione appetibile per fare qualcosa di utile, sviluppare  relazioni, rafforzare il senso di cittadinanza, sentire in qualche modo che le proprie energie non sono inutili o sprecate, ma possono essere parte integrante e connettiva di una società che tende invece a disgregare.

C’è bisogno di servizio civile. Non ne hanno bisogno solo gli enti o il governo, ne hanno bisogno i ragazzi. E dalla prospettiva dei ragazzi va guardato. Quelli che oggi non sanno nemmeno cosa sia, ma a cui, se gli verrà data possibilità, il servizio civile rivoluzionerà la vita.


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