“Sono certamente ben lontano da voler fare qui il processo alla beneficenza che è allo stesso tempo la più naturale, la più bella e la più santa delle virtù. Ma penso che non si possano ritenere desiderabili tutte le conseguenze di questo principio così buono.
Credo che la beneficenza debba essere una virtù virile e ragionevole, non una pratica debole e sconsiderata; che non si debba fare il bene che piace più a colui che dona, ma quello realmente più utile a colui che riceve; non quella beneficenza che allevia più completamente le miserie di qualcuno, ma quella che serve il benessere del numero più grande.
Non saprei considerare la beneficenza che in questo modo; intesa in un altro senso, essa è ancora un istinto sublime, ma non merita più ai miei occhi il nome di virtù”.
Alexis de Tocqueville, Mémoire sur le paupérisme (Saggio sulla povertà), 1835.