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Solidarietà & Volontariato

L’obbligo è la morte del dono

di Giulio Sensi

Molti stanno dicendo che è l'ennesima provocazione di un Ministro che ha imparato a far parlare tutti di sé ad ogni sospiro. Lui stesso ha avuto l'intelligenza di definirlo "ossimoro", ma l'idea di Matteo Salvini di obbligare a donare il sangue gli studenti è un'uscita culturalmente pericolosa.

Pericolosa perché svuota il dono e il suo significato dal rapporto con l'altro, dalla libera e consapevole scelta. Marcel Mauss, nella pietra miliare che è il suo libro "Saggio sul Dono", sottolinea un aspetto fondamentale della pratica del dono: quanto questo sia un atto di fiducia verso gli altri. E' nell'assenza di qualsiasi riconoscimento e garanzia che risiede il vero valore di tale pratica. L'obbligo contrattuale a restituire distruggerebbe il valore stesso del dono, così come l'obbligo normativo (perché se c'è un obbligo c'è anche una norma che lo introduce) farebbe in entrata lo stesso danno che in uscita. Sarebbe la morte del dono.

Una boutade quella di Salvini, diranno alcuni, ma che colpisce e affonda (forse inconsapevolmente) il secondo degli otto fondamentali principi della donazione di sangue, quello della libertà: "la donazione del sangue è una scelta libera e consapevole". Ed è in questa libertà, nel brivido di mettersi in gioco, che i giovani decidono di donarsi all'altro. Così essi stessi diventano "contagio" per altri giovani che nella donazione del sangue scoprono che l'altro è parte della stessa comunità.

Se invece l'obbligo si trasforma in opportunità, anche educativa quindi, allora il ragionamento non fa una piega. Ma non è certo Matteo Salvini a scoprire questo campo su cui le associazioni lavorano da decenni.

Però sarebbe l'ora che chi ha incarichi politici così importanti ed è ascoltato da milioni di persone la smettesse di usare male le parole. Perché le parole usate male creano danni culturali enormi.

Lungi dall'Involontario attaccare sguaiatamente il Ministro Salvini per dargli l'ennesima vetrina di pubblicità, ma forse nel mondo del volontariato (e non solo in quello della donazione biologica) qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire una volta per tutte che è nell'apertura all'altro, nell'incontro, nella cultura, nella libertà, nella consapevolezza e nell'uguaglianza di ogni essere umano che si praticano i valori del volontariato. Altro che negli obblighi o nelle quotidiane paure utili alle urne. Ma di questi valori nel dibattito politico non c'è più traccia da tempo.


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