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Il regista Martinelli: «Ciao Goffredo, splendido eretico»

«Goffredo Fofi», ricorda il regista Marco Martinelli tra i fondatori del Teatro delle Albe, «era amico e critico appassionato del nostro lavoro. Era uno splendido eretico: un uomo che non badava al denaro e al potere. Ma mostrava altre strade, altre vie per il cuore degli uomini e delle donne. Aveva una vocazione a tenere sveglia la comunità civile e ad aiutare i talenti a sorgere»

di Anna Spena

Il regista Marco Martinelli, che nel 1983 insieme alla moglie Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni fondò il Teatro delle Albe, ricorda l’intellettuale Goffredo Fofi, scomparso oggi all’età di 88 anni. «Goffredo era amico e critico appassionato del nostro lavoro» lo descrive Martinelli.

«Era», continua, «uno splendido eretico: un uomo che non badava al denaro e al potere. Era un eretico perché mentre oggi l’ortodossia dominante del nostro tempo è rappresentata dalla sporca e oscena trinità “denaro, fama, potere”, che ha sostituito quella del “padre, figlio, spirito santo”, lui era una persona che invece – come don Chisciotte – era un folle che diceva no, che mostrava altre strade, altre vie per il cuore degli uomini e delle donne. Ecco, Goffredo aveva qualcosa di don chisciottesco. L’origine della parola “eretico” risale al greco antico. Deriva da “hairetikos”, che significa “colui che sceglie” o “capace di scegliere”: Goffredo non si muoveva in base a come andava il vento. Aveva una vocazione a tenere sveglia la comunità civile e ad aiutare i talenti a sorgere. Per cui andava dal Trentino alla Sicilia, continuamente. Si spostava e con il suo intuito aiutava gli artisti emergenti, sapeva riconoscerli. Non siamo orfani ora. Goffredo è stato maestro di tanti critici e studiosi che spero prenderanno, fino in fondo, il suo testimone».

Marco Martinelli e Goffredo Fofi

È proprio grazie a Fofi se Martinelli e Montanari hanno portato a Scampia il progetto della “non-scuola”. I due iniziarono a Ravenna: «Ai ragazzi, d’istinto, proponemmò i classici: Shakespeare, Molière, Aristofane. “Che cos’è l’amore per voi?”, gli chiedevamo. L’amore è un terreno caldo. Sei in questa età di mezzo, bellissima, sbilenca, strampalata, dove vuoi essere tutto, puoi anche essere tutto con l’immaginario e la fantasia. È un’età fortemente teatrale, puoi incarnare tutte le parti. Chi sarò da grande? Questa è la domanda che brucia». Perché fare teatro con gli adolescenti non è una messa in scena, ma «il punto di messa in vita».

Quando «portammo in scena lo spettacolo “I Polacchi”, a cui parteciparono anche 12 adolescenti che avevano lavorato con noi alla non-scuola di Ravenna, Goffredo era presente». E dopo quello spettacolo ci lanciò una sfida: «Ci disse: “Beh, è facile fare la non-scuola a Ravenna. Venitela a fare a Scampia”». Sulla questione Scampia il suo ruolo fu decisivo. Nel 2005 il quartiere usciva dalle faide di camorra. Per quel progetto è stata la nostra guida. Ogni settimana io ed Ermanna facevamo 12 ore di treno». La non-scuola napoletana prende il nome di Arrevuoto, nome assegnato dagli stessi ragazzi ai laboratori di Martinelli. Oggi quel progetto è diventato un’associazione che cammina con le sue gambe.

Credit foto apertura LaPresse

 

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