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Famiglia & Minori

L’ultima mensa

di Benedetta Verrini

Non so da cosa si misuri il grado di civiltà di una nazione, ma penso che il modo in cui si trattano i bambini sia un buon indicatore.

Sarà la spendig review che innervosisce tutti, sarà che qualcuno pensa di risolvere la crisi azzerando il welfare, sarà che lo spirito di solidarietà e di coesione che ha fatto la storia delle nostre comunità locali è andato a farsi benedire.

Nelle ultime settimane sempre più sindaci hanno assunto provvedimenti da sceriffi: a Brescia è stato sospeso lo scuolabus ai bambini rom del campo di via Orzinuovi, costringendoli a camminare lungo la tangenziale per andare a scuola. A Vigevano il sindaco ha sospeso la mensa per i piccoli di famiglie inadempienti e ha fatto dichiarazioni soft tipo “spezzeremo le gambe ai genitori che non pagano…”. Ad Adro, il primo comune a negare il pasto ai bimbi “morosi”, il sindaco adesso gongola: “Abbiamo fatto scuola”, ha detto.

Ma che modello è, signor sindaco, questo che utilizza toni da caccia alle streghe, neanche stessimo parlando di narcotrafficanti? Che modello è, questo che infligge una pena a cittadini non solo innocenti, ma vulnerabili per eccellenza?

Penso a come si traduce la negazione del pasto (oppure l’intelligente trovata di un pasto differenziato: il panino!) all’interno di una struttura come la scuola, il primo anello sociale dopo la famiglia. E’ interessante che proprio da lì arrivi la prima esperienza di emarginazione istituzionalizzata.

Davvero era necessario arrivare a questo e trasformarlo in prassi? Non era possibile procedere alla riscossione coatta senza coinvolgere i bambini, senza renderli ostaggio di una disputa tra l’amministrazione e i loro genitori?

Ma tranquilli: vedo che per i casi italiani ci sono sempre anticorpi all’italiana. A Napoli la mensa è stata chiusa per tutti, paganti e non. Allora ci hanno pensato le mamme a preparare i pasti da casa. A Catanzaro, a quanto pare, il comune si è sfilato dall’impasse trasformandosi in ente appaltatore del servizio. Che evidentemente sarà affidato al massimo ribasso perché, è stato fatto sapere, “niente più contorno e frutta nei menu, comunque assolutamente equilibrati e certificati dalla Asl”. Ah bè, meno male. Anzi no, peccato. Così non potremo nemmeno più dire che “siamo alla frutta”.


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