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Famiglia & Minori

Onore ai (nuovi) padri

di Benedetta Verrini

Ho guardato con molta curiosità le prime puntate di “Una mamma im-perfetta”, la serie di Cotroneo visibile su Corriere.it, e vorrei spezzare una lancia…in favore dei papà.

Premetto che di questa produzione ho apprezzato l’onestà dell’approccio, il realismo e l’ironia, insomma è molto facile identificarsi in tante situazioni di Chiara, la protagonista.

Però nella puntata “Vi presento mio marito”, bè, dire che il padre fa la figura del povero bamboccione è a dir poco un eufemismo. Torna a casa dal lavoro e lancia le scarpe, afferra il telecomando e chiede se la cena è pronta. Ignora tutto ciò che riguarda i bambini, non li accompagna a scuola, non si fa carico di nessuna incombenza domestica e ritiene di essere l’unico in famiglia ad avere un duro lavoro. La moglie lo accudisce come un altro figlio un po’ cresciutello e si domanda che fine abbia fatto il loro rapporto.

Certo, la macchietta è gustosa, ma corrisponde davvero alla realtà dei padri di oggi? Me lo sono chiesta ieri, andando alla riunione dell’asilo nido di mia figlia.

Avete presente com’è una riunione di nido? Si parla di svezzamento, di allergie da pannolino, delle primissime conquiste motorie, di virus intestinali…insomma, argomenti elementari per una mamma, ma certamente da master in puericultura per un papà. Eppure ieri un papà c’era. E non era mica la prima volta.

Ne vedo un sacco tutti i giorni, diversi per età, professione, etnia. Portano i piccoletti al nido, entrano togliendosi le scarpe e poi faticano a staccarsi e imboccare l’uscita quando arriva l’implacabile scena di pianto. Poi li vedo al parco al pomeriggio – complice la crisi che ne ha messo parecchi in cassa integrazione – comprare il gelato, smazzarsi i capricci, metterli sulle biciclettine, parlare con gli altri genitori.

I padri di oggi sono fantastici, secondo me. Non hanno più lo status – e nemmeno la presunzione – di essere i famosi “breadwinner”. Prendono pure il congedo di paternità, se possono, e lo fanno con orgoglio. Si occupano dei bambini in modo paritario: li portano dal pediatra, sanno esattamente dov’è il cassetto dei calzini, sanno docciare più nanetti a fine giornata, sono in grado di fare un areosol e di organizzare una cena da soli. Magari non fanno le cose perfette come le faremmo noi, ma forse sono anche meno fanatici, consentitemi di dirlo.

In fondo, noi mamme rischiamo di essere bambinocentriche. A volte facciamo conversazioni da rimbambite: “Anche il tuo ha il vizio di mordere? Dove hai comprato quelle scarpe con gli strappini? A scuola gira la varicella…Gli hai già tolto il pannolino anche di notte? No, io la mela gliela taglio a pezzettini…”

Due padri che si incontrano al parco con i figli, il Cielo li benedica, riescono a parlare d’altro. Di Campionato. Di lavoro. Di riparazione delle biciclette. Di politica. Di viaggi futuri/sognati. Insomma, riescono a essere bravi genitori conservando/difendendo quel pezzo di loro stessi a cui noi tante volte, chissà perché, rinunciamo.

Io penso che da questi nuovi padri si possa imparare molto. Hanno fatto tanta strada, hanno finalmente abbattuto quella -frusta e sessista- etichetta di “mammi” che gli si voleva appiccicare a tutti i costi. Sono dentro la famiglia al cento per cento, stanno bene nel ruolo genitoriale, non si vergognano di svolgere mansioni d’aiuto e di cura ma sanno anche mantenere la distanza. E questo fa molto bene alla salute mentale, di tutti. Grazie mille, allora. Continuate così.


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