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Famiglia & Minori

Vacanze childbusy, valigie e Peppa Pig

di Benedetta Verrini

Less, Free o Busy?

È diventato il tormentone estivo: hai figli? No, sono childfree. Lo scrivono sulla 27ma Ora, suggerendo un modo più che trendy, quasi bellicoso per dire: mocciosi non ne voglio, mi godo la vita alla faccia tua. Io nel dibattito preferisco non entrare. Ho una vita childbusy: da’ molte soddisfazioni ma anche parecchie grane. Tipo: sono anni che non resto sdraiata sul telo da spiaggia a leggere un libro. C’è sempre qualcosa che me lo impedisce, qualcuno che sta annegando-ha fame-è stato morso da un granchio-gli scappa la cacca-vuole fare una piramide di sabbia-ha perso una ciabatta-vuole comprare una fetta di coccooooooo O, ancora, sono anni che al ristorante mi stresso. C’è qualcuno in un passeggino che ha bisogno di essere imboccato, qualcuno che non vuole il suo piatto perché preferisce il tuo, qualcuno che vuole andare a vedere l’acquario o il carrello dei dolci. Sono anni, infine, che scelgo “mare Italia” invece delle decine di destinazioni esotiche che mi ero annotata sulla Moleskine di quando ero fidanzata. Sono felice lo stesso? Probabilmente sì, visto che, quando finalmente i bimbi dormono, invece del famoso libro mi metto a guardare le loro foto sul telefonino…

Valigie “Due magliette, due pantaloni, due mutandine”. È il mantra di mio marito quando mi accingo a fare la valigia dei bambini. Per prima cosa, mi piacerebbe ricordargli che di figli ne abbiamo tre. Ma lo capisco. Le donne impacchettano, gli uomini sfacchinano su e giù per le scale: su questa separazione dei ruoli il femminismo non è intervenuto. E le nostre partenze, come quelle di tutte le famiglie con bimbi piccoli, assomigliano più a una manovra di evacuazione dallo stabile che a una semplice operazione di carico. Lettini da campeggio, sterilizzatori, maxiconfezioni di Pampers, la borsa frigo, il passeggino, la borsa della biancheria, le rispettive valigie, il beauty dei bambini… ecco, non è proprio il sogno di uno che da single faceva viaggi in moto e teneva tutto in una sola borsa. Però, nella vita si cambia…

Peppa Pig Ecco, adesso lo dico: odio Peppa Pig. Non l’avevo ancora ammesso, era un fatto quasi inconscio, fino a quando mio figlio di 4 anni mi ha chiesto: “Ma perché mamma e papa’ Pig sono così?”. “Così come, amore?”, ho chiesto circospetta. “Che… non si arrabbiano mai. Ma mai mai!”. Perché avvalorano la teoria del bambino onnipotente, amore. Non vedi che razza di piccola tiranna è Peppa? Certo, non gliel’ho mica detto. Però, accidenti, come puoi competere con questi genitori Pig, così pazienti, così allegri, così teneramente imperfetti? E come puoi buttarti a terra e ammazzarti dalle risate alla fine di ogni avventura, in un momento storico così cupo? Dov’è questo mondo di Peppa dove tutti sono così perbene e circondati di sicurezze? Amo Peppa Pig, regala un sogno puro e giocoso a tutti i bambini. Odio Peppa Pig, con la sua vocazione a imitare la realtà segna una distanza troppo grande dalla verità.

 


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