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Famiglia & Minori

La meraviglia dell’imperfezione

di Paola Strocchio

Me lo ricordo bene il tempo dell’attesa, quei mesi che mi separavano da quello che sarebbe diventato mio figlio, un bambino nato in chissà quale angolo del mondo. Un figlio che già esisteva, anche se non ero ancora sua madre. E anche se aspettare non è mai stato il mio forte, devo dire che quei tempi occupano un posto speciale nei miei cassetti dei ricordi.

Quelli, per esempio, in cui Roberto (che da ora in poi chiamerò il Padre Di Nostro Figlio, PDNF) e io fantasticavamo su quello che sarebbe stato. Perché sì, anche noi genitori che adottiamo sogniamo. E lo facciamo alla grande, peraltro.

In ordine sparso, queste erano soltanto alcune delle mie fantasie:

1 – Avrà un amore smodato per la lettura, perché sarò io a trasmettergli questa grande passione.

2 – Sarà del Toro, perché il Toro è il Toro e non si discute.

3 – Sarà sempre educato e non ci manderà mai a spannare la meliga.

4 – Capirà l’importanza dello studio e si applicherà sempre con impegno.

5 – Farà un corso di musica polistrumentale e gli insegnerò a suonare il pianoforte nel tempo libero.

6 – PDNF gli svelerà i segreti dell’informatica e insieme faranno lunghissimi giri in bicicletta e partite a tennis avvincenti.

7 – PDNF gli parlerà sempre in francese e io in inglese, così oltre all’italiano conoscerà anche altre due lingue, ché nella vita serve sempre.

Ecco, a qualche anno distanza diciamo che non è andata proprio così.

1 – I libri? Li legge, se punto un kalashnikov contro di lui.

2 – “Oh, ma’, mi avete rotto con ‘sto calcio”. Però almeno non tifa per la seconda squadra di Torino, che ovviamente non è il Toro.

3 – Va detto che a spannare la meliga non mi manda mai. Mi manda invece in località ancora più amene.

4 – Sorvolo su questo punto. Metti mai che qualche insegnante di mio figlio mi legga.

5 – Al piano di sopra ho un bellissimo pianoforte. Una volta alla settimana lo spolvero con cura e saluto sempre tutti gli acari con affetto.

6 – Qui, forse, qualcosa è successo. Lo sento spesso parlare di “ping” (che non è quello amico del pong), di lag, di download e cose simili. Ma forse parla di videogiochi. Verificherò. Sulla bici e sul tennis stiamo lavorando (il suo insegnante ha lasciato il circolo che frequentava lui e da allora l’adolescente del mio cuore non ha più voluto saperne di racchette e palline. Insomma, non è colpa nostra, eh).

7 – Con il francese siamo fermi. Non male invece con l’inglese.

Insomma, le cose non sono andate proprio come me le immaginavo io. Ma in fondo la realtà riesce a superare la fantasia, per fortuna. E ho scoperto che si può essere una madre sfacciatamente felice e orgogliosa anche se il proprio figlio è meravigliosamente imperfetto, proprio come me e come il PDNF.


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