Famiglia & Minori

La mia vita con Fonzie

di Paola Strocchio

Ve lo ricordate Fonzie, quello di Happy Days?

Secondo me sì, soprattutto se avete su per giù la mia età.

Per risvegliare eventuali ricordi sopiti, Fonzie è quello che chiama le ragazze schioccando le dita.

Gli basta un pugno per far partire il jukebox.

“Ehi” e “Wow” sono gli intercalari che ama di più.

Scrive sui muri dei bagni di Arnold’s, quelli che a tutti gli effetti lui considera il suo ufficio.

Ripara moto e indossa sempre una giacca di pelle.

Più di ogni altra cosa, però, Fonzie non riesce ad ammettere di avere sbagliato. Non ce la fa. Non gli escono proprio le parole, quasi avesse un attacco acuto di balbuzie o una paresi linguale. Anche quando ci prova, gli esce una specie di “Huouououosbbbllto”, che anche con un grande esercizio di fantasia è difficile ricondurre a quello che uno si aspetterebbe di sentire dire, cioè “ho sbagliato, scusa”. Ammettere di aver preso lucciole per lanterne, di aver capito Roma per Toma, o “ciò per broca” (piemontesismo che temo di avere profanato, riportandone solo la pronuncia) è troppo difficile per lui. Di più, è impossibile.

Perché dire “scusa” significherebbe ammettere di avere preso una cantonata e fare i conti con il proprio orgoglio e quel senso di fallibilità che in realtà è meravigliosamente umano.

Ecco, io vivo con una specie di Fonzie, anche se in casa non abbiamo un jukebox e per chiamare le ragazze c’è WhatsApp. Voglio sperare che non scriva nemmeno sui muri di chissà dove, perché di spazio in cui sfogare la propria creatività, in camera sua, ne ha da vendere. Il mio personalissimo Fonzie fa però i conti con la stessa difficoltà dell’originale e non riesce (o non vuole) ammettere di avere qualche responsabilità se qualcosa va storto. E magari di aggiungere anche la parola “scusa”, a meno che questo non sia prodromico all’ottenimento di bonus altrimenti negati (vedi accesso al computer e ai videogiochi).

Va da sé che se si dimentica di caricare la lavastoviglie la colpa è dell’universo. Se prende un 2 e mezzo di fisica è perché il professore non ha capito la sua personale teoria sul baricentro. Se non è andato in cartoleria a comprare le penne nuove perché è finito l’inchiostro delle biro vecchie è perché un fantasma, nella notte, si è introdotto in camera sua, ha aperto il suo astuccio e ha consumato tutto l’inchiostro disegnando fumetti nell’aria.

In ogni caso, adolescente del mio cuore, ho scoperto di avere resistenza da vendere. E resto qui, sempre qui accanto a te, per spiegarti che ammettere di avere commesso un errore o di avere preso una svista è quello che rende umano ciascuno di noi.


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